Più soldi, sgravi e no al Green Deal: sfida degli agricoltori per cambiare l'Ue

Scontri davanti ai palazzi Ue. Incontro con von der Leyen. Meloni: "Transizione non ideologica"

Più soldi, sgravi e no al Green Deal: sfida degli agricoltori per cambiare l'Ue
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Al netto dei roghi, delle strade bloccate e delle manifestazioni con le - prevedibili - infiltrazioni di estremisti, gli agricoltori vogliono portare a casa il loro risultato. E non mollano. Punto numero uno snocciolato sul tavolo delle istituzioni: la loro è una protesta contro l'inflazione e l'aumento dei costi dell'energia. «Non siamo pagati abbastanza e dobbiamo rispettare una regolamentazione che ci imbriglia». In Francia e Germania in particolare sono furenti per la graduale eliminazione delle agevolazioni fiscali sul gasolio agricolo.

I trattoristi denunciano ritardi nel pagamento dei sussidi UE e la concorrenza delle importazioni più economiche. Nel mirino anche le politiche agricole comunitarie e le conseguenze, dirette e indirette, del Green Deal, una serie di misure promosse dalla Commissione Ue per rendere l'economia europea più sostenibile e meno dannosa per l'ambiente. Le proteste puntano il dito contro l'obbligo di destinare almeno il 4% dei terreni coltivabili a funzioni non produttive, l'obbligo di effettuare rotazioni delle colture e di ridurre l'uso di fertilizzanti di almeno il 20%.

Qualche risposta sta per arrivare. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha accettato di incontrarli e ha dichiarato: «Gli agricoltori svolgono un ruolo essenziale nella società europea. Sono attori chiave nell'assicurare l'uso sostenibile delle risorse naturali e contribuiscono positivamente al nostro commercio estero. Hanno dimostrato una notevole resilienza, ma restano delle sfide. Possono contare sul sostegno dell'Europa».

Bruxelles investe sull'agricoltura quasi un terzo del bilancio europea e «nel 2023 - ricorda la von der Leyer - l'Ue ha dato assistenza straordinaria per oltre 500 milioni di euro agli agricoltori più colpiti dalla crisi. Naturalmente, dobbiamo difendere gli interessi legittimi dei nostri agricoltori negli accordi commerciali. Lavoreremo con la presidenza belga su una proposta per ridurre gli oneri amministrativi». Il peso dei lacci burocratici sembra stare particolarmente a cuore alla presidente della commissione Ue che intende presentare un piano di alleggerimento già al prossimo Consiglio Agricoltura.

A fianco dei trattori anche la premier Giorgia Meloni che vigilerà perché le politiche europee vengano realmente cambiate: «Serve un approccio diverso, non ideologico, ma il cambio di direzione può arrivare dopo elezioni» europee di inizio giugno.

Al vertice di ieri Coldiretti ha chiesto di «cancellare definitivamente - ha spiegato il presidente Ettore Prandini - l'assurdo obbligo di lasciare i terreni incolti che mina la capacità produttiva della nostra agricoltura e favorisce paradossalmente le importazioni dall'estero di prodotti alimentari che non rispettano le stesse regole di quelli europei in materia di sicurezza alimentare, ambientali e di

rispetto dei diritti dei lavoratori. Un caso eclatante è il Mercosur, l'accordo commerciale con i Paesi sudamericani che va respinto. Da qui la richiesta di introdurre il criterio di reciprocità delle regole produttive».

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