Rogo e porta chiusa: si lancia e muore

Lite col compagno, serratura bloccata dall'esterno. Fermato l'uomo, lei aveva 48 anni

Rogo e porta chiusa: si lancia e muore
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Chi l'ha vista alla finestra e l'ha sentita urlare e chiedere aiuto assicura che quella scena non se la scorderà più. «Lei, sempre così dolce e con quel bel sorriso stampato sul volto quando la incontravo a passeggio con il suo bambino, urlava atterrita in quella trappola di fuoco...Chissà cosa deve aver provato prima di decidere di lanciarsi nel vuoto, quanta disperazione, quanta paura...Le grida erano strazianti, le fiamme altissime. Una scena terrificante, un vero e proprio inferno e poi l'impotenza, il non poter far nulla...».

Ricordando la fine della sua vicina Maria B. si stringe il viso tra le mani e soffoca un singhiozzo. A stento infatti le parole possono descrivere la tragedia dell'altra notte in viale Abruzzi 64, prima periferia est della città, a due passi da piazzale Loreto e da Città Studi, zona di abitazioni signorili e densamente popolata dove Sueli Leal Barbosa, 48enne di origine brasiliana operatrice sanitaria all'Istituto dei Tumori, si è buttata nel cortile interno da una finestra del suo appartamento al quarto piano per tentare sfuggire all'incendio che si era sviluppato nella sua casa per ragioni che sono tuttora in fase di chiarimento da parte dei vigili del fuoco che hanno lavorato a lungo per spegnere le fiamme: quando sono intervenuti sul posto, dopo la mezzanotte, il calore del rogo aveva già fatto esplodere le finestre dell'appartamento e mentre le fiamme si alzavano per diversi metri, la porta d'ingresso dell'abitazione risultava chiusa a chiave dall'esterno. Nel frattempo la donna, trasportata all'ospedale Fatebenefratelli, è morta qualche ora dopo il suo arrivo per le lesioni riportate durante la caduta.

Nel palazzo di sette piani intanto regnavano il caos totale e la paura. In un primo tempo infatti tutti gli abitanti del condominio sono stati evacuati per precauzione, ma in tarda mattinata sono stati solo il quarto, il quinto e il sesto piano del palazzo a essere dichiarati completamente inagili e mentre i residenti di 12 appartamenti al momento sono stati diffidati dal rientrare in casa fino al ripristino delle condizioni di sicurezza, tutti gli altri hanno potuto far ritorno nelle loro abitazioni.

Madre di un bambino di 10 anni che proprio l'altra sera era andato a dormire a casa del padre biologico, Sueli Barbosa conviveva da tre anni con un nuovo compagno, un imbianchino connazionale di 45 anni, con il quale poco prima di lanciarsi nel vuoto aveva litigato animatamente. A detta dei vicini non era la prima volta che tra i due scoppiavano discussioni: già un mese fa circa, infatti, nell'appartamento della coppia erano dovute intervenire le forze dell'ordine a dirimere una controversia nata per la folle gelosia dell'uomo.

Poco dopo il loro arrivo in viale Abruzzi i poliziotti delle «Volanti» hanno rintracciato il compagno della donna in un bar nel palazzo di fronte all'appartamento; l'uomo, sporco di fuliggine, ha dichiarato subito agli agenti di essere uscito diverse ore prima e di non aver saputo nulla del rogo fino a quando non era tornato a casa, cioè poco prima. Portato in questura il 45enne è stato sentito per diverse ore dagli investigatori della squadra mobile guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia e coordinati dalla pm Maura Ripamonti, ma l'uomo ha continuato a negare qualunque addebito nella vicenda che riguarda la terribile fine della compagna.

La polizia e la Procura però sono convinti che, oltre ad aver chiuso la povera Sueli in casa, l'uomo abbia anche appiccato l'incendio: per un'accusa di omicidio volontario, tentata strage e danneggiamento con l'aggravante del vincolo di familiarità e della crudeltà rischierebbe l'ergastolo.

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