Roma Tra i tanti meriti che non si può fare a meno di riconoscere a Matteo Renzi c'è anche quello di aver dato al paradosso nuove sfumature, nuovi colori, nuovi accenti. Il giovanissimo Rottamatore della politica, il toscanaccio che ha spodestato la vecchia dirigenza del Pd con uno starnuto, è riuscito nell'impresa paradossale di riportare in Parlamento i rottamati.
Perché se si va a spulciare l'elenco degli eletti saltano subito agli occhi i nomi di Piero Fassino, Bruno Tabacci, Emma Bonino e soprattutto di Pier Ferdinando Casini. Questi potrebbe tranquillamente essere considerato un veterano. Anzi, le statistiche dicono che è suo il primato di longevità parlamentare. E non potrebbe essere altrimenti visto che ha fatto da pontiere tra la prima e la seconda Repubblica, sostituendo, nel tempo, la tessera della Democrazia Cristiana con un'ormai troppo lunga teoria di tessere di partiti che, pur cambiando nomi e simboli, a quella esperienza si sono sempre ispirati.
Casini insomma sarebbe il rottamato per eccellenza, almeno secondo la «narrazione» renziana. Al Nazareno, però, hanno deciso di piazzarlo in un collegio blindato. E così a trentacinque anni dal suo debutto a Montecitorio, Casini torna. Siederà, è vero, tra gli scranni di Palazzo Madama, ma il risultato non cambia. Il suo primato dimostra, comunque, che «rottamare» è diventata una parola piuttosto ambigua.
Per Casini quella che si apre adesso è la decima legislatura. Un record davvero invidiabile. A due lunghezze di distanza troviamo un nutrito gruppetto di professionisti della politica. A iniziare da Elio Vito. Anche lui un veterano. Questa è la sua ottava volta. Ha iniziato a frequentare i banchi di Montecitorio nel 1992 quando fu eletto tra le file del Partito radicale. Era il primo parlamento, dal 1946, senza il Partito comunista, e l'ultimo con la Democrazia Cristiana. Insomma, anche Vito può essere arruolato nel drappello dei pontieri tra la prima e la seconda Repubblica. Dal 1994 milita nel gruppo parlamentare di Forza Italia. Ed è proprio in questo partito che troviamo una buona presenza di veterani. Sempre nel 1992 sono poi entrati in parlamento anche Emma Bonino, Umberto Bossi (il primo senatur leghista, a Palazzo Madama già nel lontano 1987), Maurizio Gasparri (eletto dapprincipio con il simbolo della fiamma del Movimento sociale nel '92), Roberto Calderoli e Ignazio La Russa.
Un gruppo molto numeroso di deputati invece è pronto a iniziare la sesta legislatura. Una squadra di cui fanno parte Valentina Aprea (Forza Italia), Alessio Butti (Fratelli d'Italia), Giancarlo Giorgetti (Lega), Gianfranco Rotondi (Forza Italia), Paolo Russo (Forza Italia) e Bruno Tabacci (+Europa), quello del beau geste: il cattolico che ha permesso alla radicale Bonino di candidarsi sotto il suo simbolo.
Alla squadra della sesta legislatura vanno poi aggiunti anche Piero Fassino e Barbara Pollastrini, due dirigenti del Partito democratico provenienti dal vecchio Partito comunista.
Per loro, ovviamente, il Rottamatore toscano ha concesso la deroga al vincolo dei tre mandati stabiliti dall'articolo 21 dello Statuto del partito. Una deroga che per la verità ha permesso anche ad altri esponenti del partito (a iniziare dal premier Gentiloni e dai minsitri Dario Franceschini e Marco Minniti) di tornare in parlamento.
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