Paola Fucilieri
Milano Lunedì sera, subito dopo aver ucciso l'ex suocero, il 63enne Antonio Crisanti, freddandolo con quattro colpi di pistola calibro 9x21 nel parcheggio del centro commerciale «Il Gigante» di Rozzano alle 6 del pomeriggio, Emanuele Spavone, 30 anni, era sparito insieme ad Achille M., il complice 27enne che lo aveva accompagnato sul luogo del delitto, limitandosi però solo a guidare lo scooter che li aveva portati fin lì.
Subito dopo però Spavone aveva fatto sapere ai carabinieri della compagnia di Corsico, che indagano sull'omicidio, la sua intenzione di costituirsi: era solo una questione di ore e di modi. Voleva concordare la resa. Il giovane uomo non avrebbe infatti mai pensato di farla franca, anzi probabilmente non ha nemmeno cercato di fuggire. Sapeva benissimo che sarebbe stato arrestato e si sarebbe consegnato lui stesso alla giustizia. Gli importava solo che l'uomo, responsabile a suo dire di abusi sulla sua bambina di pochi anni, fosse «punito». Le violenze sessuali sarebbero avvenute l'estate scorsa e c'era stata anche una denuncia. Crisanti era stato indagato e la piccola vittima sentita in audizione protetta dagli investigatori, per capire se il nonno avesse effettivamente abusato di lei quando gli era stata affidata dai genitori. Le indagini sono tuttora in corso, ma quella brutta storia aveva creato delle grosse tensioni in famiglia, Spavone e la moglie si erano allontanati.
Un nonno che abusa della nipotina, un reato gravissimo quello di cui Emanuele Spavone - consegnatosi ieri nel primo pomeriggio alla Tenenza di Rozzano accompagnato dal suo avvocato - continua ad accusare davanti ai militari dell'Arma l'ex suocero.
Il trentenne ha spiegato che per lui la situazione è degenerata quando Crisanti - che dopo la denuncia per abusi era rimasto a casa sua in Campania e a Rozzano non si era più visto - sabato è tornato nella cittadina dell'hinterland milanese. L'ex genero, informato del suo ritorno, l'ha cercato girando in scooter con l'amico e lunedì pomeriggio l'ha riconosciuto mentre parlava con alcuni conoscenti nel piazzale di fronte al centro commerciale «Il Gigante». È stato allora che gli ha sparato cinque colpi, di cui 4 andati a segno: due all'addome, uno alla spalla e uno al collo.
I parenti difendono la vittima. E lunedì sera, giunti nel parcheggio del centro commerciale e davanti al cadavere di Antonio Grisanti, hanno subito accusato Emanuele Spavone lanciando accuse ad alta voce e apostrofandolo «il boss di Rozzano». Il presunto assassino ha qualche precedente alle spalle, ma in realtà è solo il fratello del ben più «noto» Ciro Spavone, 42enne boss che non risulta legato alla criminalità organizzata ma ha comunque una carriera criminale di tutto rispetto alle spalle: dal 1998 al 2007 è finito più volte in manette per traffico di droga e di armi.
Coinvolto in un giro di cocaina con base in una sala giochi di Rozzano dove possedeva anche una villa e un appartamento, Ciro Spavone si è visto sequestrare tutto il suo impero (circa un milione di euro di valore) dalla Divisione Anticrimine nel novembre 2017.
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