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Le rubano video sexy, la Roma la licenzia

La dipendente vittima di revenge porn e cacciata per "incompatibilità ambientale"

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Le rubano un video hard, dipendente della As Roma licenziata. Cacciato dalla società giallorossa anche il fidanzato, suo capo, che avrebbe girato il video di loro due in intimità a sua insaputa. A sottrarre il contenuto dello smartphone e a inviarlo ai dirigenti del club, una promessa straniera della Primavera. Il calciatore avrebbe chiesto il telefono alla donna, 30 anni, vittima dello stesso fidanzato, per chiamare il suo agente. A quel punto la decisione di rendere pubblico il filmato.

La storia, uscita sulle pagine de Il Fatto Quotidiano, risalirebbe allo scorso ottobre. Sotto accusa il calciatore che rischia una condanna per revenge porn. Non solo. Nel mirino della Procura tutti quelli che hanno condiviso il filmato in chat. Secondo indiscrezioni, a chiedere l'allontanamento della coppia per incompatibilità ambientale lo stesso direttore sportivo, all'epoca dei fatti, della Roma, Tiago Pinto, ma non per il contenuto porno del video.

I due, secondo il Corriere dello Sport, sarebbero stati licenziati perché all'interno del video stesso erano presenti discorsi che violavano l'etica professionale. I due avrebbero insultato lo stesso Tiago Pinto. Quanto basta per l'allora dirigente della «magica», assieme al responsabile del vivaio Gianluca Gombar, per mandarli via. Dalla società calcistica nessun commento. Parla solo l'ex vice allenatore di Josè Mourinho, Salvatore Foti: «Mi dispiace, so che è successo e che la cosa andrà in tribunale perché si parla di licenziamento e perdita di lavoro». Il calciatore avrebbe ammesso tutto ai dirigenti della società e la donna, assistita dall'avvocato Francesco Bronzini, a lui avrebbe chiesto un risarcimento danni mentre alla Roma l'immediato reintegro alle sue mansioni. In poche ore il caso finisce nelle aule parlamentari. La prima reazione è della deputata Elisabetta Piccolotti di Alleanza Verdi e Sinistra, che promette un'interrogazione.

«Che il mondo del calcio sia un ambiente maschilista e misogino non è una novità, ma quanto avvenuto, se confermato, sarebbe di una gravità inaudita - spiega -. Un'ingiustizia colossale figlia del più becero maschilismo. Questa donna è vittima due volte, umiliata e violata nella sua intimità da decine di uomini, poi punita con un licenziamento in tronco dopo 10 anni di lavoro».

«Inaccettabile e immorale se la società - commenta la senatrice di FI Licia Ronzulli -, che dovrebbe svolgere il compito di insegnare ai giovani non solo i valori dello sport ma anche quelli del vivere civile, invece di punire e cacciare i responsabili, avesse licenziato e umiliato chi la violenza l'ha subita».

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