
Se due settimane fa la politica milanese era stata travolta dal forte terremoto dell'inchiesta urbanistica, la seconda scossa, quella di ieri, è stata persino più forte. Le ragioni degli indagati, rese in un interrogatorio preventivo come consentito dalla riforma Nordio, non hanno convinto il gip Mattia Fiorentini. La presenza di un "consolidato sistema di corruttela tra interessi pubblici e privati" per la "spartizione del territorio edificabile" è l'accusa alla base dei sei arresti eseguiti ieri, nel primo pomeriggio, dal nucleo di polizia tributaria della guardia di Finanza. L'angosciosa attesa degli indagati, dopo ore febbrili alla ricerca di indiscrezioni sulle chat whatsapp degli avvocati, è finita intorno alle 15.
Le due personalità più in vista, l'ex assessore all'Urbanistica del comune di Milano Giancarlo Tancredi e il numero uno del mattone Coima (ha rimesso le deleghe operative), Manfredi Catella, sono finite agli arresti domiciliari.
La medesima misura è stata disposta per gli architetti Giuseppe Marinoni e Alessandro Scandurra, rispettivamente presidente e membro della commissione per il Paesaggio, e per Federico Pella di J+S. Andrea Bezziccheri di Bluestone, già indagato in un altro filone di indagine, a cui sono stati trovate anche presunte mazzette in contanti durante le perquisizioni, è finito in carcere per la sussistenza delle esigenze cautelari. Resta, per il gip, l'accusa più pesante di corruzione per tutti gli indagati, così come quella di false dichiarazioni su qualità personali per Marinoni, Scandurra e Tancredi, e induzione indebita a dare e promettere utilità per Tancredi, Marinoni e Catella: restano anche fuori tre episodi contestati a Marinoni, ma soprattutto (notizia politicamente rilevante) per un fatto tecnico, cioè la mancanza dell'ingiusto vantaggio per Marinoni richiesto dalla norma, è stata esclusa l'induzione indebita a dare o promettere utilità per la vicenda del Pirellino nei confronti di Tancredi, Marinoni e Catella. Si tratta di un alleggerimento, dal punto di vista giudiziario, per il sindaco Beppe Sala e per l'archistar Stefano Boeri, che non avevano richiesta di arresto ma sono coindagati in questa vicenda. Resta in piedi, per il primo cittadino, solo l'accusa di falso.
Le considerazioni del gip sono nette, nelle 400 pagine di ordinanza. Regge l'accusa di un sistema in cui i membri della commissione paesaggio, organo tecnico consultivo del Comune, fossero pressati dalla politica per favorire gli interessi di alcuni, e pagati profumatamente dai costruttori per i loro pareri.
Non convince il giudice la difesa che Tancredi abbia perseguito interessi collettivi, invece che propri. Non solo Marinoni, per il gip, "era al completo servizio di Tancredi, con il quale aveva stretto un sodalizio basato sullo scambio di reciproci favori".
L'ex assessore, si legge ancora, era "ben informato del concreto funzionamento della commissione, dei ricorrenti conflitti di interesse che la governavano e delle singole situazioni che riguardavano perlomeno Giuseppe Marinoni" e inoltre lui stesso partecipava ad "aggirare le norme - primarie e non - che tutelano l'agire della pubblica amministrazione dall'influenza degli interessi privati".
Anche sulla mancanza di chiarezza delle norme comunali, un'altra delle carte difensive degli indagati, il giudice preliminare è tranchant: spiegando che l'obiettivo di firmare l'assenza di conflitti di interesse da parte dei membri della commissione non era avere atti "formalmente ineccepibili" ma "vietare qualunque interferenza nella disamina di un progetto".Scontato il ricorso al tribunale del Riesame per chiedere l'annullamento del provvedimento.