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Da San Ferdinando a Mazara. Ecco i ghetti d'Italia nelle mani dei clandestini

Non solo la Centrale: da Nord a Sud, tutte le zone franche in cui lo Stato ha abdicato

Da San Ferdinando a Mazara. Ecco i ghetti d'Italia nelle mani dei clandestini

L'ultimo stupro alla stazione di Milano ha acceso i riflettori sugli invisibili, gli immigrati fantasma. Quelli che tutti (o quasi) fanno finta di non vedere. Uomini senza identità, pronti a tutto. A testimoniarlo è la cronaca di questi ultimi mesi: accoltellamenti, risse, violenze. Solo a Milano (secondo le ultime stime del 2022) sarebbero circa 50mila. Basta attraversare il piazzale della stazione Centrale per accorgersene. Un ghetto all'aperto. Ma di ghetti e tendopoli, in Italia, ce ne sono tanti. Da Nord a Sud. Villaggi di fortuna, spesso sperduti nelle periferie delle città o nelle campagne. Baraccopoli fatte di cartoni e lamiere popolate perlopiù da lavoratori stagionali, tutti provenienti dall'Africa. Tutti senza identità. C'è chi cerca lavoro nei campi e chi, invece, non lo trova e delinque.

In Sicilia, Calabria, Puglia e Campania il numero più alto degli insediamenti abusivi. Diverse le città che devono fare i conti con la presenza ingombrante dei migranti. Una manna per alcuni agricoltori, una disgrazia per altri. A Vittoria, in provincia di Ragusa, uno dei più grossi centri ortofrutticoli del Paese, c'è chi lavora sotto le serre per poi tornare la sera nel ghetto. In sella ad una bicicletta o dietro ai sedili di un furgone guidato da immigrati che, abbandonato il duro lavoro della terra, si riscoprono caporali. Una parte del guadagno è la loro, per diritto. Una sorta di ufficio di collocamento autogestito, dove vige la legge del più forte. Stessa storia per il campo di fortuna costruito con la plastica a Campobello di Mazara, nel Trapanese. Un piccolo insediamento andato a fuoco già due volte, provocando due vittime. Sempre in Sicilia ci sono poi le baraccopoli di Paternò, Caltanissetta e Cassibile dove i servizi igienici sono inesistenti, come l'acqua potabile. Anche qui «abitazioni» di vecchie lamiere diventano case.

Un pezzo di Africa è in Calabria, a San Ferdinando. In quella che sarebbe dovuta essere la zona industriale del porto di Gioia Tauro c'è, invece, una delle più grandi tendopoli d'Italia. Nascosta in mezzo al nulla. In un labirinto di strade dissestate. Le tende blu del ministero dell'Interno, ormai usurate dal tempo, sono visibili a distanza. Come i cumuli di immondizia. Molti dei migranti risultano essere residenti in quella tendopoli. Molti altri, invece, non hanno nulla con sé. Nessuno sa chi siano, da dove provengano e, soprattutto, nessuno conosce la loro storia, spesso fatta di criminalità. Ma l'elenco delle baraccopoli è lungo. In Puglia, a Cerignola, ci sono i ghetti di Borgo Tressanti e Borgo Libertà per non parlare, poi, del grande ghetto di Borgo Mezzanone, nel foggiano. L'illegalità la fa da padrona. Accanto al Cara (gestito dallo Stato e presidiato dall'esercito) c'è un campo di baracche infinito. I migranti, gestiscono anche la prostituzione. Decine di ragazze vengono sfruttate, tenute ostaggio a servizio degli stessi immigrati che lì vi abitano.

Ma il Lazio non è da meno. A Latina, per esempio, esiste una grande comunità di immigrati. Gli stessi che l'onorevole ed ex sindacalista Aboubakar Soumahoro avrebbe dovuto aiutare. Inutile sgomberare e abbattere come già fatto diverse volte. Bastano poche ore e le baracche rispuntano come funghi. Secondo la fondazione Ismu gli immigrati irregolari in Italia sarebbero 506 mila, l'8,4% della presenza straniera complessiva. I campi sono anche nel Bresciano, in Lombardia, e in Piemonte ad Asti e Cuneo.

Un fenomeno inarrestabile.

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