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"Sì alla linea del governo. Ma ora si apra una stagione di investimenti sulle Pmi"

Camisa (Confapi): "Da imprenditori sappiamo che la prima regola è avere i conti in ordine"

"Sì alla linea del governo. Ma ora si apra una stagione di investimenti sulle Pmi"
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Confapi promuove la linea del governo sulla Transizione 5.0, ma allo stesso tempo chiede un salto di qualità nella politica industriale dedicata alle piccole e medie imprese.

"Abbiamo apprezzato l'ascolto del governo e la decisione di riaprire i termini per chi aveva presentato domanda entro il 27 novembre spiega il presidente Cristian Camisa (nella foto) . Le regole non vanno cambiate in corsa, e su questo il confronto con i ministri Giorgetti, Urso e Foti è stato positivo. È un segnale concreto di attenzione verso il nostro mondo produttivo. Si sta andando nella direzione giusta, anche smontando le tesi di chi, in altre associazioni sosteneva che Transizione 5.0 non sarebbe stato utile alle imprese. Invece si sta rivelando fondamentale".

Per Confapi la manovra e comunque le iniziative di politica industriale devono diventare l'occasione per un cambio di passo. "La Transizione 5.0 non basta. Serve un vero Piano Marshall per l'innovazione, la digitalizzazione e la trasformazione tecnologica delle PMI", afferma Camisa. Le piccole industrie italiane, ricorda, competono con aziende europee che "investono il doppio o il triplo in tecnologie e processi avanzati". Senza un intervento di dimensione straordinaria, avverte, "il gap non potrà che aumentare". C'è una sfida sull'innovazione e la digitalizzazione che non possiamo vincere senza l'aiuto del governo e dell'Europa".

L'appello è diretto: "Il Paese non può permettersi di rallentare proprio ora. Tutti parlano di autonomia strategica, ma senza innovazione la manifattura italiana non potrà reggere le sfide dei prossimi anni. Da imprenditori sappiamo che la prima regola è avere i conti in ordine. Ho apprezzato la linea del governo e la risposta dei mercati lo conferma: lo spread BTP-Bund a 72 punti base è un segnale di grande fiducia nella serietà della politica economica. Il governo dimostri ancora una volta la stessa attenzione che ha mostrato sulla Transizione 5.0 e apra una stagione di investimenti strutturali sulle PMI".

Meno positivo, invece, il giudizio sulla delega al Governo per la riforma dell'artigianato contenuta nell'articolo 15 del disegno di legge sulle PMI. Camisa parla di "riforma necessaria", ma denuncia "un ampliamento improprio" della definizione di impresa artigiana: portare il limite dimensionale fino a 50 addetti "snaturerebbe completamente il perimetro dell'artigianato", sovrapponendolo alle piccole imprese industriali e incentivando "uno spostamento artificiale" verso regimi fiscali e contributivi più leggeri.

Le conseguenze, secondo Confapi, sarebbero anche sociali: l'applicazione del contratto dell'artigianato a imprese oggi inquadrate sotto quello delle PMI "ridurrebbe la retribuzione lorda annua ad esempio nel settore metalmeccanico di circa 9.600 euro. Considerano gli altri settori merceologici parliamo di un taglio medio del 20%". Oltre al rischio per i lavoratori, l'associazione sottolinea "1,43 miliardi di euro di minori entrate" per lo Stato e "la proliferazione di contratti pirata".

"In Europa non esiste nulla di simile ricorda Camisa . In Francia il limite è 10 dipendenti.

Chi fa l'artigiano deve fare l'artigiano, chi fa l'industria deve fare l'industria". Confapi chiede quindi "una revisione immediata per evitare sovrapposizioni che disorientano il mercato e minano la competitività delle PMI industriali.

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