Sala in crisi si smarca da Renzi e rinnega la giunta arancione

L'annuncio in extremis: lascio la Cassa depositi e prestiti

Sala in crisi si smarca da Renzi e rinnega la giunta arancione

Milano - Beppe Sala ha convocato una conferenza stampa alla vigilia del silenzio elettorale per lanciare un ultimo accorato appello: «Chi va alle urne deve pensare a me, punto. In questo campagna troppo spesso mi sono sentito dire che sono il candidato di Matteo Renzi e di continuità con la giunta Pisapia, ma invito tutti a votare pensando solo a Milano e non al governo». É quasi una mission impossible, ma il candidato sindaco del centrosinistra a Milano ci prova. Dovrebbe azzerare la memoria dei cittadini che prima del 5 giugno hanno visto sfilare al suo fianco uno dopo l'altro i ministri del Pd e alla fine anche il premier. Poi è cresciuto il fronte anti-Renzi a livello nazionale e Milano è la madre di tutte le battaglie per dare un avviso di sfratto al governo. Nella campagna per il ballottaggio Sala ha tenuto alla larga i leader (bocciata anche la visita del ministro Maria Elena Boschi, prevista per il secondo turno) e ieri la presa di distanza più secca. Da Renzi e anche da Pisapia, un sindaco a basso gradimento: la lista SinistraxMilano su cui ha messo la faccia (anche sui manifesti) ha raccolto solo il 3,8% e lo sfidante Stefano Parisi ha fatto una campagna ben documentata sulle tasse (incrementate del 130%) e le multe (del 400%) della giunta arancione. Non è un caso che a due giorni dal voto il manager del Pd abbia voluto puntualizzare che in caso di vittoria «ci sarà qualche assessore che viene dalla squadra di Pisapia ma non sarà una giunta fotocopia, ci mancherebbe».

È debole anche il voto incassato ieri da Basilio Rizzo, presidente uscente del Consiglio comunale, storico esponente della sinistra radicale che al primo turno si era candidato contro Sala ma domenica segnerà il suo nome sullo scheda. «La lista che mi ha sostenuto è divisa, parlo solo a titolo personale» precisato ai microfoni di Radio Popolare, ribadendo che rimarrà sui banchi dell'opposizione, che la scelta di candidare il manager è stata «politicamente sbagliata» e con la sua dichiarazione di voto vuole «togliere il benché minimo alibi a chi nel centrosinistra ha commesso un cumulo di errori e potrebbe dire, se vincerà Parisi, che è stata la sinistra a consentire il ritorno del centrodestra». Se sarà un flop, Pisapia e il Pd non potranno scaricarlo su Rizzo e compagni. In una giornata di annunci disperati, Sala ha anticipato ai microfoni di Radio Radicale: «Oggi mi dimetto dal cda di Cassa Depositi e Prestiti».

I Radicali avevano sollevato la polemica sul conflitto di interessi oltre un mese fa. In serata ha chiuso la campagna con un concerto in piazza del Cannone: sul palco, tra gli altri, Max Pezzali, Morgan e Roberto Vecchioni. Da mezzanotte, silenzio.

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