Sala resta dopo il patto con il Pd. Modello Milano più a sinistra

Niente dimissioni, ma un programma di 18 mesi per chiudere il mandato. E l'inchiesta della procura a carico della giunta sembra già archiviata

Sala resta dopo il patto con il Pd. Modello Milano più a sinistra
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Si sono incontrati a all'ora dell'happy hour come vuole la migliore tradizione della Milano da bere, il sindaco Beppe Sala e la delegazione del Pd milanese composta dal segretario metropolitano Alessandro Capelli, la segretaria lombarda Silvia Roggiani e la capogruppo in consiglio comunale Beatrice Uguccioni. Appuntamento a casa del sindaco dove è andato in scena l'incontro decisivo: a fronte dell'appoggio ufficiale della segretaria Pd Elly Schlein e del partito locale nuovamente sabato - a patto di un cambio di rotta- il sindaco ha annunciato la sua decisione di rimanere sulla poltrona più alta di Palazzo Marino. Con il principale azionista della sua maggioranza Beppe Sala si è confrontato sulla sua difesa davanti all'aula rispetto all'inchiesta giudiziaria sull'urbanistica che lo vede indagato.

Fratelli d'Italia e Lega chiederanno ufficialmente le sue dimissioni. Mentre Sal spiegherà la road map da qui al 2027.

Ecco quindi che il frutto dell'accordo tra il sindaco e il Pd vedrà da un lato lo slittamento della vendita dello stadio di San Siro, che il sindaco avrebbe voluto portare in Aula già oggi (il Pd avrebbe preferito una concessione del terreno piuttosto della vendita, mentre Verdi e Sinistra avrebbero optato per la ristrutturazione), per fare calmare le acque ed evitare l'attenzione mediatica. Sul prezzo di vendita del Meazza pende anche un'inchiesta informativa della Procura, senza capi di imputazione né reati. Mentre sulla riqualificazione dell'area sono emerse le e intercettazioni che coinvolgono la commissione del Paesaggio e l'assessore alla Rigenerazione urbana Tancredi sul progetto di rilancio dell'area circostante.

Dopo il discorso del sindaco, lo stesso assessore rassegnerà le dimissioni. Poi si capirà se al suo posto arriverà una figura terza, non politica ma di garanzia per traghettare il Comune nell'ultima parte del mandato che vedrà la stesura del nuovo fondamentale Pgt.

"È stato un incontro costruttivo. Abbiamo ribadito al sindaco l'appoggio e il sostegno del Pd. Abbiamo espresso le nostre priorità, confermando al sindaco la necessità di segnali di cambiamento per rispondere ai nuovi bisogni della città - recita la nota del segretario metropolitano Capelli -. Può essere un'occasione per ripartire, investendo sul confronto serrato con la città da parte di tutto il centrosinistra, dando priorità alle sfide più pressanti che hanno investito Milano: diritto all'abitare, direzione dello sviluppo urbanistico, accessibilità, equità e città pubblica".

I dem hanno ribadito la difesa del sindaco, a fronte delle dimissioni di Tancredi e a patto di alcune modifiche sostanziali al Modello Milano. Cinque i punti programmatici che il partito avrebbe chiesto a fronte di quella che definiscono "un'emergenza politica": maggiore redistribuzione degli investimenti sul territorio (i famosi oneri di urbanizzazione), attenzione alle "periferie sociali", zero case popolari sfitte, l'attuazione del Piano casa per il ceto medio, un pgt di cambiamento che risolva ciò che è rimasto in sospeso con il Salva Milano (ovvero norme chiare che impediscano in futuro che nuove costruzioni passino come "ristrutturazioni") e la questione del verde.

Un patto che salva capra e cavoli: da un lato, infatti, il sindaco rimanendo al suo posto con la prospettiva di 18 durissimi mesi evita al Pd la patata bollente delle elezioni anticipate, che a fronte dei tempi delle eventuali dimissioni del sindaco e delle imminenti Olimpiadi invernali, avrebbero potuto cadere a novembre, a strettissimo giro e senza un candidato pronto a scendere in campo. Dall'altro, Sala così si garantirebbe una maggioranza "blindata" in consiglio che dovrebbe permettergli di mettere la parola fine alla questione stadio, che va avanti dal 2019 e su cui il sindaco ha messo la faccia e la sua credibilità politica.

Sala non vuole certo "tirare a campare" e l'avrebbe detto chiaro e tondo al Pd, anche perché fin da subito ha rigettato le accuse che gli vengono rivolte dai magistrati, oltre ad aver sempre difeso, da quando sono iniziate le inchieste, l'operato del Comune e dei suoi funzionari.

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