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Il salario minimo diventa un teatrino

La maggioranza rinvia il testo in commissione, l'opposizione insulta: "Meloni vigliacca"

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Il salario minimo, proposta comune delle opposizioni, torna in aula alla Camera. E rimbalza subito indietro: su proposta della maggioranza, dopo un breve dibattito, ieri mattina si è votato il rinvio in commissione. Solo 21 voti di margine per il centrodestra, in cui numerose erano le assenze.

Presente invece a ranghi serrati il centrosinistra, in prima fila i leader, da Elly Schlein a Giuseppe Conte, che prendono la parola nella accalorata discussione (anche se Conte verrà interrotto dalla presidente di turno, la dem Anna Ascani, perché - catturato dalla propria prolissa retorica circolare - non riusciva a concludere nei tempi regolamentari). Il tema è caldo, anche perché - come dice un esponente Pd - «è l'unico argomento su cui noi dell'opposizione non litighiamo, quindi dobbiamo continuare a tenerlo alto e alimentare il teatro». Comprensibile, tanto più in vista della manifestazione promossa dal Pd per l'11 novembre, che in teoria avrebbe come argomento la Sanità. Ma tutto fa brodo per alimentare la partecipazione: «Ci troveremo in piazza contro questo abuso», tuona il dem Roberto Morassut. «Si avvicina l'11 novembre, e noi saremo in piazza perché stiamo dalla parte di chi è povero, e loro dalla parte di chi è ricco», è la mirabile sintesi da libretto rosso di Mao (versione per le scuole elementari) di Sandro Ruotolo.

La verità è che bisogna anche rilanciare la raccolta delle firme online, iniziata da quasi tre mesi e che dopo l'iniziale successo si è arenata intorno alle 500mila. Il Nazareno ne vorrebbe almeno un milione, da annunciare alla manifestazione.

Conte, che non dimentica mai la sua ormai tramontata stagione d'oro a Palazzo Chigi, mette nel mirino la sua successora: «Giorgia Meloni si nasconde e volta le spalle a 3,6 milioni di lavoratori sottopagati: che vigliaccheria! Ma noi non gli daremo tregua». L'incidente grammaticale sul pronome è probabilmente dovuto all'entusiasmo. Elly Schlein mostra più padronanza della politica (oltre che dell'italiano): «L'ulteriore rinvio in commissione del salario minimo è la cronaca di una fuga annunciata. Un modo di buttare la palla in tribuna da parte di Meloni, per non trovarsi nell'imbarazzo di dire no a una legge apprezzata anche da un pezzo sostanziale del suo elettorato». La maggioranza, che ha qualche difficoltà a dirsi contraria ad un salario base più alto, afferma dal canto suo la necessità di «approfondimenti» dopo la «novità» del rapporto Cnel, richiesto proprio dall'esecutivo.

Dopo il voto dell'aula, che rimanda la proposta in commissione Lavoro, il palcoscenico si sposta. Le opposizioni reclamano che la proposta sia messa subito all'ordine del giorno, il presidente Fdi Walter Rizzetto dice che se ne parlerà la prossima settimana, il centrosinistra abbandona l'aula.

L'iter della proposta ricomincerà comunque dall'audizione del presidente del Cnel, Renato Brunetta: «Ha senso sentirlo - spiega Arturo Scotto del Pd - il governo ha investito il Cnel perchè non aveva alcuna sua proposta, ora è bene che vengano a spiegarcela in Parlamento».

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