"Serve una dura presa di posizione di tutto il governo". Matteo Salvini ha ufficilamente scritto al premier Giuseppe Conte e al ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi per chiedere che respingano al mittente le contestazioni avanzate da sei rapporteurs delle Nazioni Unite formalizzate lo scorso 15 maggio contro il decreto Sicurezza bis. Per il ministro dell'Interno le osservazioni sono indebite invasioni di campo, costruite ad arte in periodo pre elettorale per smontare quella che, tra le altre cose, era solo una bozza e non il decreto deliberato dal Consiglio dei ministri. "Non possiamo essere sottoposti, da parte delle Nazioni Unite, a un giudizio su asserite violazioni dei diritti umani quando proprio il nostro Paese ha esercitato una fortissima azione in Libia", si legge nel documento che coglie l'occasione per chiedere l'ammontare del contributo italiano al bilancio dell'Onu.
La lettera dell'Onu, inviata lo scorso 15 maggio alla Farnesina (leggi qui la versione integrale), è un attacco violentimo al governo italiano e, in modo particolare, a Salvini. Nel documento, che è stato subito strumentalizzato dall'ong "Mediterranea Saving Humans", il titolare del Viminale viene accusato, senza troppi giri di parole, di mettere "a rischio i loro diritti umani, inclusi i richiedenti asilo", di fomentare "il clima di ostilità e xenofobia" e di violare "le convenzioni internazionali". Accuse su cui il vice premier non è disposto a soprassedere. Da qui la richiesta ufficiale a Conte di valutare "la possibilità di assumere un'iniziativa forte ed unitaria che si traduca, nelle forme più opportune, nel ritenere irricevibile la richiesta e di conseguenza astenersi dal fornire un riscontro" ai rilievi avanzati dai sei ultrà dell'immigrazione schierati contro il decreto Sicurezza bis (qui il documento del Viminale).
Che l'attacco delle Nazioni Unite fosse ideologico lo avevamo già dismostrato pubblicando nei giorni scorsi l'elenco dei sei firmatari. Si tratta di veri e propri professionisti dell'immigrazione, sostenitori dei porti aperti e delle ong, ed ex esponenti del Partito democratico. Per questo, nella lettera inviata a Conte, Salvini non si fa problemi a bollare come pretestuose le argomentazioni adotte contro il governo, a maggior ragione "biasimevoli" per il fatto che vengono mosse "censure", peraltro "in un momento politico particolarmente sensibile" come quello immediatamente pre elettorale, nei confronti di un decreto che all'epoca era "ancora in fase di elaborazione" e non era stato nemmeno sottoposto all'esame del Consiglio dei ministri.
Salvini parla anche della "scorrettezza procedurale" riscontrata nella modalità di comunicazione del testo della lettera che è stato, infatti, fatto filtrare sui quotidiani prima ancora che arrivasse al governo gialloverde. Anche questo spinge il vice premier a ritenere che ci si trova davanti a "un'indebita ingerenza nell'attività politica e normativa" dell'esecutivo italiano. Un vero e proprio blitz dettato da "preconcette impostazioni ideologiche e dalla vicinanza a posizioni care ad ambienti e realtà insofferenti al nuovo corso impresso" dal Viminale per contrastare l'immigrazione clandestina.
All'Onu Salvini ricorda indirettamente che "non accettabile" essere accusati di violazioni dei diritti umani quando proprio l'Italia si è schierata in prima linea per riportare la pace in Libia. Un impegno, quello italiano, che si è concretizzatosi, tra le altre cose, "nell'attivazione di specifici corridoi umanitari verso l'Italia". Anche per questo motivo gli uffici del Viminale, d'intesa con la Farnesina, hanno già predisposto "un'articolata risposta alla richiesta di chiarimenti, pronta per essere trasmessa" ai sei firmatari del documento.
E, in alternativa alla possibilità di assumere un'iniziativa forte ed unitaria che si traduca nel ritenere irricevibile la richiesta Onu, "solo una dura presa di posizione del governo, che stigmatizzi l'operato dei firmatari, potrebbe accompagnare - conclude il leader del Carroccio - una risposta volta a ribadire con forza la linea strategica assunta nella politica migratoria del Paese".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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