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Salvini e il piano anti-sbarchi L'ipotesi "No Way" australiano

Il ministro pensa al modello adottato da Canberra: le barche intercettate vengono riportate nei porti di partenza

Salvini e il piano anti-sbarchi L'ipotesi "No Way" australiano

Matteo Salvini è pronto per una nuova stretta sul fronte dell'immigrazione. L'obiettivo del Viminale è molto ambizioso: azzerare gli sbarchi sulle nostre coste. E così il ministro degli Interni, intervenendo a Rtl 102.5 di fatto afferma: "Voi sapete che in Australia c'è il principio del 'No way': nessuno di coloro che vengono presi in mezzo al mare mette piede sul suolo australiano. A questo si dovrà arrivare. ll mio obiettivo spiega il vicepremier- non è la redistribuzione in Europa ma che ci siano nei Paesi di partenza degli sportelli europei che decidano chi fugge dalla guerra ha diritto di partire non in gommone, ma in aereo, e arriva in Europa. L'obiettivo è che nessuno che arrivi in gommone possa mettere piede in Europa altrimenti il business della mafia degli scafisti non lo scardineremo mai".

Ecco cos'è il "No Way" dell'Australia

Insomma il Viminale sta studiando la ricetta australiana per chiudere definitivamente i conti con l'immigrazione clandestina. Ma in cosa consiste il "No Way" australiano? Di fatto l'esecutivo di Canberra da anni applica una operazione militare che prevede il respingimento sistematico di tutti i migranti che arrivano in Australia in modo illegale. Le imbarcazioni intercettate in mare vengono riportate nei porti di partenza come ad esempio quelli dello Sri Lanka e dell'Indonesia. I migranti invece in alcuni casi vengono condotti in centri di identificazione a Papua Nuova Guinea oppure a Nauru, come ricorda Tgcom24.

Di certo questo piano ha comunque dei costi e negli ultimi anni il governo di Canberra ha speso circa 300 milioni di euro.

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