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Salvini scioglie il nodo Zaia: andrà in Ue

Il vicepremier archivia il terzo mandato: "Da soli non possiamo". Tajani lancia Tosi in Veneto

Salvini scioglie il nodo Zaia: andrà in Ue

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Dopo l'ultimo assalto andato a vuoto al Senato, Salvini archivia la battaglia sul terzo mandato dei governatori, che poi per i leghisti significa Luca Zaia. Giusto pochi minuti dopo che il suo capogruppo in Senato Massimiliano Romeo promette che la Lega «farà di tutto per ripresentare e riproporre il tema», il segretario federale affossa definitivamente la questione. «Se gli altri hanno detto di no, è chiaro che da soli non ce là possiamo fare - spiega il vicepremier a Padova -. Abbiamo fatto tutto il possibile. Se il 90% dei partiti è contro... È da mesi che proponiamo il terzo mandato. La Lega ha votato da sola perché il Pd, Fdi, Fi e M5S hanno votato contro. E siccome in democrazia vincono i numeri...». Un chiaro messaggio a Luca Zaia, scordati un altro mandato in Regione Veneto, anche se edulcorato dalla premessa - a questo punto impossibile - che gli piacerebbe se «fosse rieletto in Veneto».

Per Zaia il leader leghista ha già un'idea sul dopo: «Zaia potrebbe fare tutto quello che vuole. Ovviamente lui ama il Veneto. Se portiamo a casa l'autonomia, le Olimpiadi, le ristrutturazioni e altri progetti suoi e della Regione, visto che nei prossimi anni molte iniziative passano per l'Europa, diciamo che sarebbe utile un difensore del Veneto in terra d'Europa». Formulazione astratta che alcuni interpretano come commissario Ue all'Agricoltura, ma qui si parla di pure ipotesi perchè la condizione sarebbe una maggioranza a Bruxelles di centrodestra, senza i Sociliasti e con il gruppo Id dentro (il 23 a Roma ci sarà il raduno dei sovranisti europei, presente Salvini, titoo «Winds of Change»), ipotesi tutta da vedere. Più concreta l'altra interpretazione, cioè che Salvini intenda la candidatura di Zaia alle Europee. Cosa possibile tecnicamente perchè la carica di presidente di regione non lo vieta, ma poi se eletto dovrebbe optare per una delle due, entro tre mesi, essendo incompatibili. Il problema è che Zaia non è interessato, ha tutto da perderci da una campagna elettorale in prima persona senza neppure la sicurezza di un seggio a Bruxelles. A Salvini invece servono candidati che portino voti, per interrompere la linea discendente delle ultime elezioni e evitare di finire dietro Fi e dietro il M5s.

Soprattutto nel Veneto «leghista», anche se da Fdi fanno notare che è una cartolina del passato, «alle politiche la Meloni ha ottenuto il suo migliore risultato nazionale proprio in Veneto, dove abbiamo doppiato la Lega di Salvini e Zaia» dice un deputato meloniano. Le Europee saranno il banco di prova degli equilibri nella maggioranza, anche in vista dei candidati alle amministrative del 2025, non solo il Veneto ma anche altre regioni e anche la città di Venezia. I leghisti veneti insistono perchè spetti ancora a loro la regione, da Fdi non ne sono affatto convinti (e neppure da Fi, Tajani già lancia l'idea Flavio Tosi, ex leghista e deputato azzurro), specie se a giugno Fdi supererà di molto i leghisti, a cui potrebbe andare il candidato a Venezia. Il voto in Veneto dovrebbe però slittare di sei mesi, essendo iniziata in ritardo la legislatura causa Covid. Quindi, primavera 2026. In tempo per ancora presidente veneto ai Giochi Olimpici Milano-Cortina di febbraio. L'ultima tappa di lusso della sua lunghissima stagione da Doge, iniziata nel lontano 2010. Ma anche il possibile trampolino per uno degli altri incarichi che si ipotizzano per Zaia. Quello di presidente del Coni, poltrona attualmente ricoperta da Giovanni Malagò in scadenza nel 2025. Salvini lo sosterrebbe anche lì, in subordine all'Europa.

Anche per toglierlo di mezzo come competitor interno alla leadership della Lega.

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