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San Donato protegge i feriti libici

Arrivate in Italia le prime sette vittime di guerra. Ed è solo l'inizio

San Donato protegge i feriti libici

Una missione umanitaria. Prove di collaborazione tra il Gruppo San Donato che conta 18 strutture, 5532 posti letto e 5361 medici e il governo libico in ambito sanitario. Sono una decina al momento i feriti di guerra inviati e sostenuti dal governo libico per essere curati in Italia. Uomini, tra i 28 e i 40 anni, che necessitano di cure speciali per le ferite di guerra subite, arrivati in questi giorni negli ospedali milanesi del gruppo.

La richiesta di aiuto è arrivata alla presidenza del Gruppo San Donato direttamente dall'ambasciata libica presso la Santa Sede: curare pazienti particolarmente compromessi che non riescono a trovare il supporto clinico necessario in patria. Nella giornata di mercoledì sono arrivati i primi quattro feriti di guerra: un uomo di 41 anni, uno di 38 e due giovani uomini di 28 anni, tutti con ferite da arma da fuoco che in alcuni casi sono andati incontro a complicazioni. In particolare durante un conflitto un soldato è stato trafitto alla testa da un proiettile, mentre al suo commilitone è esploso un ordigno contro l'addome. Gli altri due pazienti sono meno gravi e presentano un quadro clinico meno complesso, pur avendo riportato ferite da arma da fuoco. Per affrontare il viaggio in aereo, particolarmente duro per pazienti in queste condizioni, sono stati accompagnati e assistiti da due medici su mandato governativo.

Al momento i quattro feriti, ricoverati in una stanza dedicata nel reparto solventi dell'ospedale San Raffaele, sono in fase di valutazione, l'equipe medica composta da un neurochirurgo, un infettivologo, un ortopedico e un dermatologo, infatti stanno studiando i singoli casi per decidere il da farsi. Atteso anche un quinto paziente, il sesto probabilmente non solo non era in condizioni da poter affrontare il viaggio, ma non è detto che ce la farà a sopravvivere ai segni che la guerra ha impresso sul suo corpo.

Nella notte tra giovedì e venerdì, invece, sono arrivati al Policlinico San Donato altri tre feriti di guerra, trasportati con un volo di stato speciale dalla Libia. Anche in questo caso si tratta di uomini sui trent'anni che riportano ferite da arma da fuoco. Ad assisterli e ad effettuare le valutazioni per un quadro clinico che si presenta piuttosto complesso, un team di un dermatologo, un ortopedico e un infettivologo.

Per rendere più confortevole il lungo periodo di ricovero che attende i pazienti stranieri, le due strutture del gruppo, ovvero San Raffaele e Policlinico San Donato hanno allestito una stanza a loro riservata, con aria condizionata «potenziata» come da loro richiesto e ovviamente una dieta religioso-sanitaria studiata su misura. Più complesso è stato organizzare i turni del team di infermieri e operatori sanitari, esclusivamente uomini, che si occuperanno di loro per il mese e più di permanenza. Sono numerosi i pazienti stranieri, provenienti in particolare dal mondo arabo che vengono a Milano per farsi curare nelle strutture del gruppo: per loro è stata allestita anche una saletta per la preghiera.

«Quando un malato deve affrontare un viaggio in un altro paese deve far fronte a una doppia difficoltà: trovarsi in un paese straniero in un momento di particolare stress e fragilità come può essere la malattia - spiega il vicepresidente del Policlinico San Donato Kamel Ghribi -. Il nostro obiettivo è quello di curarlo nel miglior modo possibile, fornendogli tutta l'assistenza e le competenze che non ha potuto trovare nel paese d'origine, facendolo sentire allo stesso momento a casa».

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