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"Il sangue italiano scorrerà...": le minacce choc al consigliere FdI

Una lettera dal tono intimidatorio è stata recapitata a al Consigliere regionale di Fratelli d'Italia in Trentino-Alto Adige Alessandro Urzì

"Il sangue italiano scorrerà...": le minacce choc al consigliere FdI

"Gli italiani dell'Alto Adige devono morire? Basta attacchi agli Schützen (il folcloristico corpo paramilitare formato da sudtirolesi ndr.), altrimenti il sangue italiano scorrerà sulle strade dell'Alto Adige". Questo, quanto scritto in una lettera recapitata lunedì mattina al Consigliere regionale di Fratelli d'Italia in Trentino-Alto Adige Alessandro Urzì.

Proveniente dalla Germania, distretto di Gottinga, e indirizzata direttamente alla casella di posta istituzionale del consigliere Urzì, la lettera anonima ma scritta a mano è un avvertimento in perfetto stile mafioso a chi in Alto Adige da anni si batte politicamente per i diritti della minoranza italiana. Già, perché con il livello di autonomia raggiunta, l'Alto Adige è diventato quasi uno Stato a se stante all'interno del territorio nazionale, dove sono i cittadini di madrelingua italiani a rappresentare la vera minoranza. Immediata la presa di posizione di Giorgia Meloni che in un comunicato esprime "piena solidarietà e vicinanza al consigliere Urzì. Una intimidazione ignobile che non ci spaventa – aggiunge Meloni – ma FdI continuerà a battersi in Parlamento e in ogni sede per difendere l'italianità dell'Alto Adige e tutelare gli interessi della comunità italiana che li vive e lavora. Ci auguriamo che i responsabili di questo atto vile siano individuati il prima possibile e puniti severamente", conclude la nota.

"Mi ha ferito il coinvolgimento della comunità di lingua italiana nella inaccettabile intimidazione", esordisce il consigliere Urzì il quale nel suo passato vanta anche una luna esperienza come giornalista televisivo. "Porre gli italiani come obiettivo per rievocare le drammatiche immagini degli anni del terrorismo sudtirolese, quando veramente il sangue si spargeva sulle strade, costituisce una violenza che merita una totale censura da parte di tutte le espressioni civili e politiche della società", prosegue Urzì. Solidarietà verso la sua persona e censura del gesto che fino ad ora Urzì non ha registrato proprio dalla Südtiroler Volkspartei: il partito di raccolta sudtirolese che da decenni governa la Provincia di Bolzano e siede in Giunta regionale, ma allo stesso tempo finanzia lautamente il corpo paramilitare degli Schützen al quale è spesso concesso addirittura l'uso del fucile, in occasione di alcune manifestazioni pubbliche. "A forza di dichiarare che siamo impresentabili e sgraditi al governo regionale e a quello provinciale e che siamo anche fascisti, alla fine il rischio è che senza volerlo e avere alcun tipo di rapporto con chi prende alla lettera questo tipo di impostazione, la Südtiroler Volkspartei diventa una sorta di mandante morale di chi si sente legittimato ad andare oltre, come in questo caso", aggiunge Urzì.

Nel frattempo, le Forze dell'ordine hanno avviato tutte le indagini necessarie volte a scoprire chi si nasconde dietro alla lettera anonima che ha turbato non poco la comunità italiana dell'Alto Adige. "Il problema è che questi esaltati negli anni scorsi sono già passati dalle parole ai fatti e a quanto pare si alimentano delle prese di posizione della politica in doppio petto contro gli italiani e contro i partiti che li rappresentano come Fratelli d'Italia", spiega il consigliere Urzì verso il quale in rete non sono risparmiati insulti e minacce continue. Infine, il capogruppo di Fratelli d'Italia nel Consiglio regionale del Trentino-Alto Adige punta il dito verso il corpo piumato degli Schützen che in varie occasioni si è reso responsabile di attacchi all'autotomia altoatesina con richieste di indipendenza da Roma, quando non addirittura l'annessione dell'Alto Adige all'Austria.

"Mi piacerebbe che come corpo paramilitare gli Schützen tirati in ballo da questa lettera anonima prendessero le distanze da chi in nome loro dichiara che si deve spargere il sangue degli italiani, avendo il coraggio di dire in modo chiaro e netto: Non a nome mio", conclude Urzì.

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