Sant'Uopo miracoloso Tutto il paese lo venera ma lui è un "fantasma"

I fedeli scrivono al Papa: «È meglio di Padre Pio». La Chiesa non lo ha mai riconosciuto

Sant'Uopo miracoloso Tutto il paese lo venera ma lui è un "fantasma"

All'uopo è d'uopo venerare sant'Uopo. Che, tradotto dallo scioglilinguese, significa: all'occorrenza è necessario venerare sant'Uopo.

A Chiaromonte (Potenza) il «lodo» sant'Uopo è «chiaro» a tutti: non solo sul «monte», ma in tutto il paese. Nessuno tra i 1.944 abitanti di questo borgo suggestivo quanto un presepe è infatti all'oscuro della grande «ingiustizia» compiuta della chiesa: cioè il mancato riconoscimento a santo di frate Uopo, un monaco locale che dalla notte dei tempi in questo magico angolo della Basilicata dispensa miracoli a raffica; roba da Pallone d'Oro delle grazie, da far invidia perfino a ben più blasonati goleador dell'ex voto del calibro di San Gennaro o Padre Pio.

Ma non è mai troppo tardi per rimediare. E così questo pomeriggio in diretta tv nel programma Rai ItaliaSì l'intero popolo chiaromontese si appellerà a Papa Francesco, chiedendogli con ardore cristiano: «Proclami ufficialmente santo il nostro sant'Uopo». Il quale, ufficiosamente, santo lo è già da secoli, tanto da essere onorato con processione, festa (il 22 maggio), statua e cappella dotata di immaginetta sacra e preghiera personalizzata.

Capofila della perorazione «Sant'Uopo, santo subito!» è Angelomauro Calza, giornalista-scrittore col farfallino iconico e le antenne sempre ben sintonizzate sulle notizie. Nel suo sito angeloma.it, Calza la storia di sant'Uopo l'ha rilanciata per primo. Scoprendo una serie di dettagli e aneddoti degni del calendario di Frate Indovino. A proposito di calendari: inutile cercare, scorrendo i 365 giorni dell'anno, il nome di sant'Uopo. Il motivo? Semplice: lui, come santo, non esiste. La Chiesa infatti non l'ha mai riconosciuto, negandogli l'aureola che gli avrebbe donato quello status di cui invece i fedeli lo gratificano da sempre. Come dimostra la selva di candele, lumini e fiori sotto la sua statua nel tempietto della frazione a lui dedicata.

Gloria quindi per sant'Uopo del quale Angelomauro Calza conosce vita, morte e - ovviamente - miracoli (o presunti tali): «Il 22 maggio i chiaromontesi e molti altri fedeli provenienti dai paesi limitrofi, si raccolgono in ricordo di un uomo vissuto e sepolto nella frazione che porta il suo nome: sant'Uopo. Colpisce la vita di questo eremita proveniente dal mare, e di cui non si hanno ancora le origini certe del suo nome (Euplo, Opo, o Uopo), che stabilì la sua ultima residenza nelle campagne a pochi chilometri dal centro abitato di Chiaromonte».

Il motivo del suo successo? «Aveva il potere santo di provocare la pioggia». Come dire: piove, governo santo!

«Questa sua grande virtù, però, non riuscì ad avere dei buoni effetti durante un brutto periodo di siccità - ci racconta il Calza -. I contadini del paese in preda alla furia per paura di perdere il raccolto, dopo aver supplicato il frate con le buone maniere, non vedendo risultati, lo catturarono e lo legarono ad un albero finché non avesse scatenato una pioggia che avesse giovato il loro lavoro terriero. Dopo tante insistenze da parte dei contadini, il frate cedette, e finalmente la pioggia cadde, e fu liberato».

Insomma, non fu subito feeling tra padre Uopo e i nervosetti chiaromontesi. Ma poi l'amore scoppiò e da allora fra' Uopo divenne, a furor di popolo, sant'Uopo.

La giornata in suo onore è oggi arricchita

da una serata danzante con fuochi pirotecnici; è tradizione bere vino e fumare sigari: Bacco, tabacco e - ma sì - pure Venere.

Previa benedizione di sant'Uopo. Perché la carne è debole e l'uomo (o l'Uopo?) non è di legno.

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