Un sarcofago e un altare risvegliano il mito di Romolo

Gli archeologi portano alla luce un ipogeo del Foro È in asse con il Lapis Niger, un simbolo nefasto

Un sarcofago e un altare risvegliano il mito di Romolo

I romani, che negli ultimi tempi di cose funeste ne vedono a bizzeffe - buche, rifiuti, autobus che non passano e se passano prendono fuoco, topi, traffico, criminalità, progetti fermi e una delle amministrazioni più strampalate dai tempi di Caligola (ma si potrebbe rimediare nominando un cavallo presidente dell'Atac) - borbotteranno: «Ah, ecco perché». I romanisti, che nella capitale sono in maggioranza e che al lugubre elenco suddetto devono aggiungere una squadra allo sfascio, lo stadio-miraggio e soprattutto gli odiati «cuggini» della Lazio che potrebbero vincere lo scudetto, si toccano il toccabile e anche l'intoccabile. Ma che cosa c'era da aspettarsi quando si va a sfrucugliare il Lapis Niger, la pietra nera indicata come luogo infausto perché correlato alla morte di Romolo, il primo di tutti i romani?

Che poi la notizia archeologicamente parlando sarebbe anche bella, di quelle da leccarsi i capitelli. I professionisti del Parco Archeologico del Colosseo che stanno lavorando al Foro Romano hanno fatto una scoperta pare eccezionale accanto al complesso della Curia-Comizio: un ipogeo con un sarcofago di tufo associato con tutta probabilità a un altare legato al culto di Romolo.

Dell'esistenza di qualcosa del genere in realtà si aveva sentore da molto tempo. Da quando, ai primi del Novecento, come racconta il direttore del parco archeologico Alfonsina Russo, Giacomo Boni aveva prodotto una documentazione «che aveva consentito di ipotizzare la presenza nel Foro Romano, a pochi metri dal Lapis Niger e dal Comizio, di un heroon dedicato al fondatore della città di Roma». Le indagini iniziate - con calma olimpica, va detto - circa un anno fa hanno portato a far riemergere un ambiente sotterraneo con all'interno un sarcofago in tufo di circa metri 1,40 di lunghezza, associato a un elemento circolare, probabilmente un altare.

I particolari della scoperta e le prospettive di valorizzazione di questo monumento che arricchisce il già vastissimo patrimonio capitolino saranno illustrate venerdì nel corso di una conferenza stampa. Per intanto dal Parco archeologico fanno sapere che «il sarcofago è stato scavato nel tufo del Campidoglio e dovrebbe pertanto risalire al VI secolo a.C. Il contesto ubicato al di sotto della scalinata di accesso alla Curia, realizzata negli anni Trenta del secolo scorso da Alfonso Bartoli, risulta evidentemente preservato per il suo stesso significato simbolico dalla sovrastante Curia e coincide con quello che le fonti tramandano essere il punto post rostra (dietro i Rostra repubblicani) dove si colloca il luogo stesso della sepoltura di Romolo (secondo la lettura di un passo di Varrone da parte degli Scoliasti di Orazio, Epod. XVI)».

E, in asse, il Lapis Niger con il suo cupo carico di malefici.

Non c'è niente da fare: a Roma il passato funziona sempre meglio del presente. Quanto al futuro, ci stiamo attrezzando per peggiorare il peggiorabile, con il tetro endorsement del Lapis Niger.

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