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La coalizione di Pd e 5S ora ha anche il simbolo

A pochi giorni dal voto sulla Piattaforma Rousseau, che ha decretato il si definitivo alle alleanze di governo per il M5S, in Sardegna fa il suo esordio il primo simbolo che unisce Movimento e PD

La coalizione di Pd e 5S ora ha anche il simbolo

Fa il suo esordio a livello nazionale il primo simbolo che sancisce l’unione tra M5S e PD. A presentarlo sulle schede elettorali sarà il collegio 3 del nord della Sardegna, di cui fanno parte la Gallura, Sassari e 15 comuni della provincia di Nuoro. Sul simbolo spiccano due strisce, una rossa e l’altra color senape, con il nome del candidato e del collegio.

Gli elettori il 20 e il 21 settembre sono chiamati a votare per il referendum per il taglio dei parlamentari e per il posto rimasto vacante, dopo la scomparsa della senatrice Vittoria Bogo Deledda. La lista vede al suo interno non soltanto M5S e Partito Democratico, ma anche alcuni esponenti di Leu, Progressisti e Centro Democratico. Restano fuori invece Italia Viva e Italia in Comune, che presenteranno il candidato Agostinangelo Marras.

Un’unione quindi, che va a sigillare l’alleanza definitiva tra il Movimento di quelli che “Mai col PD" e il Partito Democratico. Coalizione che a detta di Emanuele Cani, Segretario Regionale del PD per la Sardegna,“nasce dalla consapevolezza di quanto sia importante questa elezione per il nord Sardegna, per l’isola e per l’intero Paese”. Cani prosegue aggiungendo: "Riteniamo come Pd che sia necessario dare un contributo il più forte possibile al rafforzamento del Governo, che sta operando in un momento difficile e importante. Siamo ancora in piena crisi per il Covid. Serve un grande senso di responsabilità. Dobbiamo guardare oltre agli schemi dei partiti”.

Il 14 agosto la Piattaforma Rousseau ha decretato la vittoria del si a due riforme di grande importanza per il futuro dei grillini. Una relativa alla modifica del mandato zero per i consiglieri comunali e una seconda riguardante le alleanze delle liste del Movimento a livello comunale, con i partiti tradizionali. Il Movimento 5 Stelle si è ufficialmente spaccato in due: da una parte i “puristi” alla Di Battista, contrari ad alleanze di qualsiasi genere, dall’altra i seguaci di Luigi Di Maio, i più "aperti" alle novità e alle facili colazioni.

Quel che appare chiaro, è che i pentastellati, attraverso il “Si”, hanno rinnegato definitivamente la loro natura, svestendosi dai panni di "movimento popolare" e indossando quelli di partito.

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