Politica

Crisi in Ucraina, ora la sinistra invoca il Cav mediatore

Era "divisivo" per il Colle. Oggi chiedono un suo intervento sulla Russia

"Sarebbe importante una telefonata a Putin". E la sinistra invoca il Berlusconi "mediatore"

E dire che, quando infiammava il dibattito sul successore di Sergio Mattarella al Quirinale, neppure a un esponente del Pd o, più in generale, della sinistra è venuto in mente quanto siano importanti i rapporti internazionali. Oggi, però, tutti quelli del «Cav unfit per salire sul Colle» sembrano accorgersene. Chi scrivendolo su Twitter, chi sussurrandolo tra i corridoi dei Palazzi romani, chi accarezzandolo solo nella propria testa, molti hanno iniziato a farci su un pensierino: se ci fosse Silvio Berlusconi seduto ai tavoli che decidono le mosse in Ucraina, probabilmente l'Occidente non sarebbe mai arrivato ai ferri corti col Cremlino o, perlomeno, l'escalation di tensione sarebbe già stata allentata da un bel po'. Probabilmente non sarebbe bastata una telefonata da «amico» a far ragionare Vladimir Putin ed evitare che si arrivasse a un passo da un conflitto tra la Russia e le forze della Nato, ma di sicuro il leader di Forza Italia avrebbe fatto il possibile (e anche l'impossibile) per spegnere le fiamme della guerra fredda che oggi brucia alle porte dell'Europa. D'altra parte lo ha già fatto in passato. Era il 2002 e, a Pratica di Mare, insieme a lui c'erano Bush junior e, guarda un po', proprio Putin.

Il primo a invocare Berlusconi è stato Filippo Sensi. «Diciamo così - ha scritto ieri su Twitter - che se Berlusconi trovasse due minuti per una telefonata a Putin, secondo me non sarebbe un'idea sbagliata». Certo che no. Non lo sarebbe affatto, è ovvio. Il punto è che nell'ala a sinistra del Parlamento ci avrebbero dovuto pensare prima, e cioè prima di dire che «era troppo divisivo» per rappresentare il popolo italiano al Quirinale. Oggi, mentre è in corso la direzione nazionale, sono tanti i big del Pd a sentire il peso della crisi in Ucraina e soprattutto a riflettere sul fatto che, in un momento tanto drammatico, appare sempre più evidente la necessità per le alte cariche dello Stato di avere soldi rapporti internazionali. «È qualcosa che si inizia a dire», osserva la parlamentare Martina Nardi. L'idea è di un tandem con Mario Draghi. Con un impegno in primo piano di Berlusconi l'Italia avrebbe potuto dialogare, al tempo stesso, con la Casa Bianca e con il Cremlino. Ne avrebbero giovato sia per il nostro governo, che per il momento da questo conflitto sta subendo il peso dei rincari su energia e materie prime, sia per l'Unione europea che, ancora una volta, si sta dimostrando inconsistente e impreparata.

Tra i corridoi di Palazzo Madama il piddino Tommaso Cerno si spinge a dire: «Penso che Berlusconi possa avere una capacità personale e politica per contribuire a risolvere questa situazione». Toni simili a quelli di altri senatore dem: Luciano D'Alfonso, che si augura «che il Cav non faccia mancare anche il suo contributo personale», e Gianni Pittella che chiede a Berlusconi, visti «i rapporti più che buoni con Putin», di dire «una parola che vada verso la soluzione diplomatica del contenzioso». «Rimane l'amarezza - aggiunge - di una difficoltà dell'Unione europea a svolgere un ruolo unitario. Non c'è, ora come ora, una voce unica». Ancora più esplicito Luigi Zanda: «Sarebbe importante se Berlusconi unisse con forza la sua voce a quella di tutto l'Occidente chiedendo a Putin il ritiro immediato delle truppe russe che da troppo tempo incombono sui confini dell'Ucraina».

Lo stesso genere di discorsi si fanno anche nei corridoi di Montecitorio dove persino un post-grillino come Pino Cabras, commentando la presa di posizione di Sensi, arriva ad augurarsi che Berlusconi spinga Draghi ad evitare il coinvolgimento di truppe italiane in un eventuale fronte. Enrico Costa, di Azione, sussurra che «tentar non nuoce». Catello Vitiello, deputato di Italia Viva, dichiara che «se Berlusconi ha davvero quel rapporto personale con Putin, pur di scongiurare il conflitto, allora deve, e sottolineo deve, telefonargli». Michele Anzaldi, altro renziano, annota che «dinanzi al dramma, prevale l'interesse nazionale». Un altro caso in cui la parola «divisivo» evapora.

Oggi i detrattori del Cavaliere chiedono da parte sua un aiuto per far uscire l'Italia e L'Occidente dal pantano ucraino. Per il senatore azzurro Maurizio Gasparri «i commenti del centrosinistra riconoscono che Berlusconi è stato ed è uno dei pochi leader che ha costruito vantaggiosi rapporti internazionali per l'Italia». E qui il ricordo, come dicevamo, non può che andare a Pratica di Mare. «Berlusconi ha realizzato nei fatti una politica di pace che può essere ancora utile all'Italia».

Peccato che gli attori in campo oggi non riescano a realizzarla con le proprie forze.

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