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Da Sarkozy a Jospin, il soccorso dei big. Ma l'"argine repubblicano" è a rischio

Con Macron l'ex presidente, l'ex premier, industriali e sindaci. Ma il sindacato frena e i francesi sono tiepidi. Il sondaggio: no del 60% al fronte anti Le Pen

Da Sarkozy a Jospin, il soccorso dei big. Ma l'"argine repubblicano" è a rischio

Meno di 5 punti all'indomani del primo turno per l'Eliseo. Di nuovo entrambi al ballottaggio, gli stessi protagonisti del 2017 si sfidano oggi dalla (poca) distanza. Entrambi sul terreno. Ma il candidato al bis Emmanuel Macron non può escludere una vittoria a sorpresa della rivale. E non scommette neppure sul «fronte repubblicano». «Perché non c'è più, non posso fingere che esista», ha ammesso lunedì nel suo viaggio a Denain, profondo Nord della Francia.

L'insicurezza circonda l'esito finale. Un'incertezza non colmata neppure ieri, quando in soccorso di Macron sono arrivati pesi massimi e medi della politica. Dall'ex premier socialista Lionel Jospin al già patron del partito neogollista Jean-François Copé, oggi sindaco di Meaux. Ma anzitutto, l'ex presidente Nicolas Sarkozy, che ha suscitato ancor più confusione tra gli elettori, specialmente di area destra: «Voterò Macron, credo abbia l'esperienza necessaria di fronte a una grave crisi internazionale e anche perché il suo progetto economico mette al centro la valorizzazione del lavoro, e il suo impegno europeo è inequivocabile».

Vola alto, Sarkozy. Ma il voto di pancia, di portafoglio, quello della pompa di benzina e dei mercati, rischia di ricacciare in soffitta la bandiera del No a priori alle estreme; oggi contro BleuMarine, impegnatissima a «normalizzare» al 100% la sua figura. Nel 2002 il «fronte repubblicano» unì gran parte degli elettori: Jacques Chirac fu eletto con l'82,21%, contro il 17,79% di Jean-Marie Le Pen (papà di Marine). Nel 2017 Macron ha vinto con il 66,10%, lasciando l'avversaria al 33,90%. L'elettorato odierno è molto più umorale, in grado di passare dall'estrema sinistra di Jean-Luc Mélenchon al voto bianco o virare su Macron o Le Pen. Esiste ancora l'argine costruito dagli elettori?

Se c'è, è fragilissimo. I sondaggi non vanno in questa direzione. Ipsos-Sopra Steria per France Télévisions dà Macron vincitore al ballotaggio con il 54% contro il 46% di Le Pen; Ifop-Fiducial per Tf1/Lci attribuisce a presidente-candidato il 51%, contro il 49% di BleuMarine. Solo due punti. Ieri, poi, la domanda che campeggiava sul sito del Figaro, «favorevoli a un fronte repubblicano contro Le Pen», non ha avuto il successo che i macroniani speravano. E le consegne date dai vertici della Cgt, già prima organizzazione sindacale di Francia, «non un voto all'estrema destra», mostrano le prime crepe.

In tv va in onda lo sgretolamento non solo dei partiti storici ma pure dei lavoratori. «I valori - ricorda Yvan Kamla - sono miei soltanto, non so chi voterò», dice il rappresentante Cgt dell'Alsazia, operatore sanitario. Dà voce a un'indecisione trasversale. E lo fa in tv dopo lo scambio acceso avuto ieri con Macron in persona, tra citazioni di Victor Hugo («Chi apre la porta di una scuola, chiude una prigione») e dubbi sul suo bis all'Eliseo. Anche qualche imprenditore è indeciso. Tanto che dopo l'endorsement per il capo dello Stato arrivato pure dalla Confindustria francese, il Medef, «il suo programma è migliore per garantire la crescita dell'economia e del lavoro», più di qualche iscritto esprime malumori.

Resta il gioco di sponda di Sarko per Manu: «Lo ringrazio, mi onora e penso che sul tema del lavoro e dell'Europa ci troviamo, bisogna allargare il campo», dice il capo dello Stato. «Sulla riforma del lavoro ho sentito anche Bertrand Delanoë» (l'ex sindaco socialista di Parigi che ieri ha invitato a votare per il bis, ndr), insiste. Prova a mediare. Ma c'è già chi, più che di «fronte repubblicano», intravede l'ipotesi che se ne consolidi piuttosto un altro: «Tout sauf Macron», la barriera che potrebbe unire gli scontenti di 5 anni passati tra gilet gialli, piazze No Vax, cortei e restrizioni, consegnando la Francia (e forse l'Ue) a Le Pen. A dirlo su BfmTv, rompendo un tabù, è Cristophe Barbier, già direttore del settimanale L'Express.

Sui social spunta poi una lettera di Brigitte Bardot al capo dello Stato. BB accusa i francesi pronti a rivotarlo d'essere vittime della Sindrome di Stoccolma, invitando a liberarsi dal «carnefice».

Mentre un celebre ospite del programma Tpmp annuncia in diretta tv che voterà Le Pen scatenando un tsunami in rete.

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