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Saviano contro Atreju: "È un personaggio di sinistra". E la Meloni lo gela così

Per attaccare la Meloni lo scrittore rivendica il carattere "meticcio" del protagonista de La Storia Infinita, ma la festa di FdI è l'unico festival di libero confronto in Italia

Saviano contro Atreju: "È un personaggio di sinistra". E la Meloni lo gela così

In un certo qual modo, Roberto Saviano centra un punto. Anzi, anche più di uno. Quando l'autore di Gomorra si inalbera per il successo straordinario di Atreju, la kermesse organizzata da Giorgia Meloni quest'anno in versione natalizia, rivendicando l'identità "di sinistra" del protagonista della saga fantasy "La Storia Infinita", lo fa gettando una maschera: la sinistra è intransigente, è oltranzista, è incapace di dialogare e pertanto anche allergica alla democrazia. Saviano, lo stesso che rivendica il diritto ad odiare l'avversario politico (senza il timore che possa essere bersagliato da movimenti progressisti come "Odiare ti costa", visto che se sei di sinistra puoi odiare chi vuoi e quanto vuoi), discetta alla Meloni e ai ragazzi di Gioventù Nazionale (il movimento giovanile di FdI) una lezione di letteratura in piena regola: "Per chi non lo sapesse - scrive - , Atreju, 'cresciuto da tutti', è membro della tribù pelleverde, non ha né madre né padre, nessuna sacra famiglia tradizionale, e non c'entra nulla con Bannon, Orban, e tutta l'accozzaglia sovranista". Al polarizzatore Saviano la retorica del "noi" contro "loro" piace troppo. Così tanto da voler reclutare tra le proprie fila anche il protagonista del romanzo di Michael Ende che i giovani destrorsi avrebbero depredato. Ed è a suo modo un attacco anche ai leader di sinistra, colpevoli di aver accettato l'invito di Giorgia Meloni e aver osato confrontarsi democraticamente con gli altri. Su tutti, Enrico Letta, il segretario del Pd (ma a rigor di logica si potrebbe dire lo stesso anche di Giuseppe Conte, che pure era tra gli ospiti). Ed eccolo, il secondo punto centrato da Saviano. Perché è vero che non più tardi di qualche settimana fa Letta attaccava Giorgia Meloni denunciandone il profilo estremista. Dopo l'attacco da parte dei militanti di Forza Nuova alla sede romana della CGIL, ospite di Lucia Annunziata in tv disse: "Oggi non parlava da un posto qualunque [la Meloni, ndr], da Madrid, dal Congresso di Vox, che è il partito neofranchista che vuole rilanciare e rilegittimare il regime franchista in Francia. Lei era l’ospite d’onore. Da noi c’è disattenzione colpevole su questo". E fu proprio il vice segretario di Letta, Giuseppe Provenzano, a dichiarare poche ore dopo che avrebbe gradito addirittura lo scioglimento di FdI. È un po' contraddittorio presentarsi poi a dialogare con la Meloni, in casa sua, di elezione del prossimo Presidente della Repubblica. Ma la stranezza non è il secondo scenario, semmai il primo. Ed è questo che non coglie Saviano, che anno dopo anno, ogni volta che l'appuntamento con Atreju si rinnova dal lontano 1998, dai banchi della destra brutta e cattiva piovono lezioni di democrazia. La follia, dunque, sta nel voler aizzare l'opinione pubblica contro l'avversario politico accusandolo delle peggiori nefandezze, non nell'accettare che l'unico partito d'opposizione al governo Draghi sia anche l'unico a mettere in piedi una manifestazione priva di simboli di partito e a cui vengono invitati a partecipare tutti. Ma davvero tutti. Sì, anche Steve Bannon e Viktor Orban (negli anni scorsi). Senza che questo debba essere confuso in modo strumentale con una unione di intenti dal punto di vista politico. In questo senso la risposta della leader di FdI affidata ai social è eloquente: "Non cambieranno mai: sono antidemocratici, rancorosi e intolleranti fino al midollo. Fiera di non essere come loro". Annoti anche un'altra cosa, Saviano. Che Atreju è da sempre il tempio della militanza, un evento organizzato dai giovani che ancora credono nella politica (una rarità) che, svolgendosi normalmente nel mese di settembre, rinunciano ad una parte delle vacanze agostane per mettere in piedi una agorà unica nel suo genere. Che da vent'anni lo fanno ispirandosi a un giovane come loro voglioso di impegnarsi per combattere il nichilismo, che crede nel potere della fantasia e nel valore delle cose belle. Che, soprattutto, non teme di misurarsi con l'altro. Quei ragazzi ora sono diventati adulti e siedono in Parlamento.

Ma allo spirito di Atreju non intendono rinunciare, né al desiderio di anteporre allo steccato ideologico il confronto costruttivo senza dover elemosinare la legittimazione delle star televisive. Tra quanti dibattono liberamente di fronte alla pubblica piazza e quanti sognano la ghettizzazione, l'esclusione e lo stigma, il pericoloso antidemocratico chi sarebbe?

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