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"Sbaglia Conte a reclamare il sussidio. La misura così com'è va riformata"

L'economista: "Fa bene il governo, chi rifiuta il posto va penalizzato"

"Sbaglia Conte a reclamare il sussidio. La misura così com'è va riformata"

«Il reddito di cittadinanza non va abolito del tutto. Va riformato come si appresta a fare il governo». A dirlo è l'economista Giulio Sapelli, da sempre favorevole «a una politica attiva per l'occupazione e a una politica per la povertà che siano compatibili l'una con l'altra e che non interferiscano negativamente tra di loro».

Professor Sapelli, come si tengono insieme questi due aspetti?

«Il reddito di cittadinanza oggi si è configurato come una sorta di reddito universale che nei Paesi europei serve per sostenere la povertà. Ma non basta. Bisogna fare una politica attiva del lavoro che è completamente mancata. In Germania ci sono 100mila dipendenti che gestiscono i centri per l'impiego e funzionano come funzionavano i nostri centri di collocamento, ma in maniera più attiva. Diverso, invece, è l'aiuto agli incapienti e ai non autosufficienti. Dobbiamo distinguere tra politiche attive del lavoro e politiche di sostegno alla povertà. Questo non è stato fatto e si è chiamato reddito di cittadinanza una maionese non riuscita tra queste due politiche».

Lei come riformerebbe il reddito di cittadinanza?

«Bisogna verificare se tutti coloro che hanno ricevuto il reddito di cittadinanza finora erano veramente incapienti, disabili oppure se erano disoccupati strutturali. Accanto a questo, bisogna avviare una politica attiva di incontro tra domanda e offerta di lavoro. Sbaglia sia Conte che vuole mantenere il reddito di cittadinanza tout-court così come sbagliano coloro che vogliono abolirlo».

Lei non la ritiene una misura assistenzialista?

«No. La giudico una politica assistenziale laddove c'è bisogno di assistenza. Fare assistenza significa fare un'opera di misericordia, non è una cosa negativa. È negativo fare assistenzialismo, cioè sostenere persone che non devono essere aiutate, ma che devono essere incentivate a lavorare. Se una persona sta bene e rifiuta per due volte un posto di lavoro è chiaro che deve essere penalizzato».

Finora, il reddito di cittadinanza è stata più una misura assistenzialista o assistenziale?

«Finora è stata una misura più assistenzialista e vergognosamente confusa che ha danneggiato l'immagine del povero e ha favorito coloro che volevano frodare lo Stato. Ci sono state persone che si sono licenziate dal loro posto di lavoro perché prendevano il reddito di cittadinanza e continuavano a lavorare in nero. Queste cose non devono più succedere, ma i poveri assoluti vanno aiutati».

È meglio puntare sul taglio del cuneo fiscale?

«Il taglio del cuneo fiscale serve a sostenere le imprese senza danneggiare i lavoratori, come sembra che voglia fare il governo. L'idea del ministro Urso di tagliare il cuneo fiscale facendolo pagare per 2/3 alle imprese e per 1/3 ai lavoratori è giusta per non intaccare i contributi pensionistici. Ma il reddito di cittadinanza è tutt'altra cosa.

Serve una politica di bilancio che renda possibili queste manovre».

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