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Sbarchi a raffica e hotspot al collasso. Ma Letta vuole i porti aperti

Arrivi senza sosta in Sicilia. Oltre 800 nelle ultime ore. Partono i trasferimenti da Lampedusa. Salvini scrive a Draghi. Ma nel governo c'è chi come il Pd che non è disposto a chiudere i porti

Sbarchi a raffica e hotspot al collasso. Ma Letta vuole i porti aperti

Uno sbarco dietro l'altro. Un'ondata inarrestabile. Dopo una tregua legata alle cattive condizioni meteorologiche dei giorni scorsi sono riprese le traversate nel Mediterraneo Centrale. Da giovedì, infatti, le operazioni di soccorso vanno avanti senza soluzione di continuità. Dopo i 532 immigrati sbarcati in poche ore nella notte di venerdì scorso, i mezzi della Capitaneria di porto e della Guardia di finanza hanno intercettato altre carrette del mare cariche di clandestini. Il bilancio, ieri sera, sfiorava quota 800 ingressi illegali. Questa mattina tutto da capo: Alarm Phone, il centralino di volontari che raccoglie chiamate di soccorso dal Mediterraneo, ha lanciato su Twitter l'sos per una barca con a bordo 95 persone che si trova "in grave pericolo in acque internazionali", mentre la Sea Watch - dopo che ieri pomeriggio la Ocean Viking, la nave noleggiata dai francesi di Sos Méditerranée - ha scaricato al porto di Augusta 236 immigrati, ha chiesto "un porto sicuro" per accoglierne altri 455. Numeri che rendono bene i contorni di una situazione esplosiva. Tanto che ieri sera il sottosegretario all'Interno, Nicola Molteni, ha chiesto al premier Mario Draghi "un confronto immediato" per adottare al più presto una strategia difensiva.

La situazione non è più sotto controllo. I numeri sono così elevati che in alcuni centri di prima accoglienza si parla già di emergenza. È il caso, per esempio, dell'hotspot di Lampedusa dove ieri, quando i responsabili della struttura si sono visti dover alloggiare più di 723 persone a fronte di una capienza massima di 250 unità, si sono resi necessari i primi trasferimenti. La Prefettura ha, quindi, disposto che 260 irregolari venissero trasportati sulla nave quarantena "Allegra", che è in rada davanti all'isola, e altri 190 venissero portati via traghetto a Porto Empedocle per essere smistati nel Cara di Caltanissetta. Ma la coperta è corta. Perché, se gli sbarchi dovessero andare avanti con lo stesso ritmo di questo fine settimana, ben presto tutti centri della Sicilia andranno in affanno e il ministero dell'Interno si vedrà costretto a ricollocare i clandestini nelle altre regioni. "Questa situazione è inaccettabile", ha tuonato su Facebook Matteo Salvini dopo aver scritto a Draghi e ai ministeri della Salute e degli Interni, Roberto Speranza e Luciana Lamorgese, affinché prendano di petto la situazione prima che sia troppo tardi. "Oltre a controllare chi arriva in aereo dai Paesi a rischio, fra Covid e varianti - ha scritto - è doveroso anche bloccare barchini e barconi per rispetto degli italiani, dei loro sacrifici, della loro salute, della loro sicurezza".

Ad oggi, nonostante il numero crescente degli sbarchi, il governo Draghi non ha ancora affrontato il problema immigrazione. Per Salvini, però, non si può far finta di nulla e rimanere con le mani in mano. "Io, nel giro di un anno, avevo ridotto delll'80% gli sbarchi", ha spiegato, rivendicando le politiche adottate quando si trovava al Viminale. Politiche per cui ora sta subendo due processi ma che hanno permesso di ridurre oltre che le partenze anche il numero dei morti. "Volere è potere", ha detto. Non la pensa così, invece, Enrico Letta che ha fatto dell'accoglienza indiscriminata il suo cavallo di battaglia da quando ha preso il posto di Nicola Zingaretti alla guida del Partito democratico. Il selfie con Oscar Camps, il fondatore di Open Arms, postato su Twitter nei giorni scorsi, va letto come un messaggio (tutt'altro che velato) al leader leghista. E non tanto perché uno dei processi in cui è invischiato quest'ultimo ha proprio a che fare con la ong spagnola. Quanto piuttosto perché spiega con chiarezza la strategia dem. Non passa giorno, infatti, che il neo segretario non parli della necessità di continuare ad accogliere e a tenere i porti aperti alle organizzazioni non governative internazionali che operano nel Mediterraneo Centrale e che hanno preso l'Italia come il più grande centro di accoglienza d'Europa. Il confine tra le ong e il partito più importante della sinistra italiana si fa sempre più sottile. E in parlamento c'è anche chi è già pronto a rispolverare lo ius soli..

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