Una protesta diffusa, un coro di voci non troppo coordinate. C'erano circa trecento persone in piazza della Scala ieri, mentre da lì a poco sarebbe andato in scena il "Lady Macbeth" di ostakovi, per la prima della stagione lirica al Piermarini. I Cub, gli attivisti della galassia pro-Pal, l'Associazione Palestinesi italiani, Potere al Popolo, i centri sociali, i lavoratori dello spettacolo, che hanno gridato slogan contro la neo direttrice della Fenice Beatrice Venezi. E anche un gruppo di palestinesi, che a una certa ora del pomeriggio, si è inginocchiato e si è messo a pregare verso la Mecca. Persino un gruppetto di ucraini con cartelli e bandiere giallo blu, in protesta con la scelta di un'opera russa. "In una terra di bel canto come l'Italia, e in un momento di guerra come questo il loro commento - potevano scegliere qualcos'altro che l'opera dell'aggressore". In piazza della Scala, da qualche mese ribattezzata "piazza Gaza" dagli stessi attivisti, si è collegato telefonicamente Mohammed Hannoun, il presidente dell'Associazione dei palestinesi in Italia, colpito da un foglio di via dopo le sue dichiarazioni a un corteo per la Palestina a ottobre. "Vogliono spaventarci con leggi razzisti (il riferimento al ddl antisemitismo, ndr) equiparando l'antisemitismo all'anti sionismo, ma noi non siamo antisemiti, anzi li condanniamo, siamo antisionisti".
Ancora: "Con presidi e boicottaggio continueremo a denunciare Israele e tutti coloro che lo difendono e inviano armi. Sempre saremo per una Palestina libera". Ecco gli altri bersagli della variegata protesta: il decreto di espulsione per "radicalizzazione religiosa" per l'imam di Torino Mohammed Shanin (in nome del quale è stata assaltata la sede de La Stampa, nei giorni scorsi) per alcune frasi interpretate come sostegno ad Hamas durante un comizio. "Libertà per Shanin si leggeva su uno striscione - ora e sempre resistenza, la solidarietà alla Palestina non si processa". Le politiche di Israele, ovviamente: "Netanyahu assassino, Israele assassini, giù le mani dai bambini". E la presunta complicità dell'Italia: per protesta è stato allestito un "teatro della complicità", con i cartonati della premier Giorgia Meloni, del ministro all'istruzione Giuseppe Valditara, del ministro della cultura Alessandro Giuli, del sindaco Giuseppe Sala, del presidente della regione Lombardia Attilio Fontana, dell'immobiliarista Manfredi Catella. Quasi tutti rappresentati con un elmetto con il simbolo di Israele (Catella compreso), mentre Sala era seduto in poltrona e Valditara indossava la divisa militare. Altro bersaglio, manco a dirlo, in polemica con il caso Ramy (il 19enne morto in uno schianto, dopo un inseguimento dei carabinieri, a novembre 2024), i militari del Nucleo radiomobile, a cui è stato conferito quest'anno l'Ambrogino d'oro, l'onorificenza del comune di Milano ai concittadini meritevoli. "Pirati, assassini", ha gridato una ragazza dei Giovani palestinesi, a cui ha fatto eco uno sparuto gruppo di dieci persone. Tra gli interventi più concitati, quello di Raffaella Polverino, attivista cinque stelle ed ex candidata in regione Lombardia per Milano e provincia. "Chi non salta un fascista è". Ha detto: "Noi lo sappiamo Giorgia Meloni da che parte sta, sta dalla parte sbagliata della storia.
Siamo contro il sionismo, il fascismo e il nazismo, perché sono la stessa feccia". In serata un mini corteo si è diretto in piazza del Duomo. Tra la folla del 7 dicembre, il flash mob degli attivisti: immobili davanti al sagrato, con la bandiera palestinese e cartelli in mano.