La scala, l'impronta e l'identità: la super perizia inguaia Sempio

I consulenti dei pm e le nuove carte: dei 36 reperti individuati, 34 vengono esclusi. Solo due portano a un autore certo. E uno appartiene all'amico del fratello di Chiara

La scala, l'impronta e l'identità: la super perizia inguaia Sempio
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Non è un impronta insanguinata. Ma è ugualmente una impronta che può incastrare Andrea Sempio, perchè lo colloca sulla scena del delitto, in un punto della casa di Chiara Poggi dove nei suoi interrogatori non ha mai detto di essere passato: la scala che porta verso la taverna, lì dove il 13 agosto 2007 venne trovato il corpo di Chiara. Alle 12,14 di ieri il procuratore di Pavia, Fabio Napoleone, esce allo scoperto - ed è appena la seconda volta da quando l'indagine-bis è finita sui giornali - con un comunicato che dopo ore di indiscrezioni mette un punto fermo sulla volta nelle indagini: l'impronta sulle scale, dice il procuratore, è di Sempio. Napoleone spiega la cronologia delle analisi: «Le superfici delle pareti e del soffitto nel primo tratto della scala che conduce alla cantina di casa Poggi, sono state trattate in data 21 agosto dai Ris di Parma», due giorni dopo, il 29, i Ris hanno individuato l'impronta 33 e l'hanno fotografata. É vero, dice il comunicato, che nella relazione conclusiva dei Ris la parte di traccia superstite è stata definita «non utile». Ma i consulenti «incaricati dal pm di svolgere nuovamente gli accertamenti su tutte le impronte all'epoca dei fatti non attribuite o ritenute non utili", in tempi brevi hanno concluso che, alla luce delle nuove potenzialità tecniche a disposizione, sia hardware che software, l'impronta 33" è stata lasciata dal palmo destro di Andrea Sempio per la corrispondenza di 15 minuzie dattiloscopiche».

É una mossa inconsueta, una discovery anticipata di quanto sarebbe stato contestato a Sempio se martedì si fosse fatto interrogare: e il comunicato è una specie di contestazione a mezzo stampa, «al fine di sviluppare un eventuale contraddittorio con la difesa di Andrea Sempio» e per dargli modo di preparare una spiegazione.

Nella perizia firmata dai consulenti Giampolo Iuliano e Nicola Caprioli si ricostruisce come si è arrivati a individuare l'impronta 33 con la mano di Sempio. Il 17 marzo scorso la Procura ha dato incarico di confrontare con le impronte sia di Stasi che di Sempio ben 78 impronte trovate sulla scena del crimine, e i periti concordano sulla «utilizzabilità comparativa» di 28 frammenti digitali e palmari, e sulla «utilizzabilità dattiloscopica» di otto impronte, di cui 7 digitali e una palmare. Il 12 aprile i periti spiegano ai pm che le impronte di Sempio disponibili in banca dati non sono sufficienti per un confronto, così il 16 aprile l'indagato viene di nuovo convocato e sottoposto al prelievo. La Procura sa di essere in una fase delicata, così il 22 aprile ordina ai due consulenti di estendere il confronto anche a altre otto persone: sono i familiari di Chiara Poggi, la cugina Stefania Cappa e gli amici Alessandro Biasibetti, Roberto Freddi e Mattia Capra. La scelta, evidentemente, è non lasciare nulla di inesplorato. Ed arriva la risposta: dei trentasei reperti inviati ai consulenti, trentaquattro vengono esclusi o giudicati «inconclusivi». Solo due portano a un autore certo. Il numero 8, trovato sul cartone della pizza, è di un mignolo di Stasi. Invece il numero 33, trovato sulla parete accanto al corpo di Chiara, è di Sempio: è la risposta che dà la svolta all'indagine. Da quel momento nella Procura di Pavia si respira un'aria non dissimile dalla adrenalina provata a Bergamo nell'indagine su Yara, quando venne matchato il Dna di Massimo Bossetti.

I periti non hanno dubbi: «Una volta identificate le 15 minuzie presenti sull'impronta palmare nr. 33, il confronto dattiloscopico ha avuto inizio orientando nel giusto verso la stessa rispetto all'impronta palmare destra di Sempio. Verificata la corrispondenza dell'andamento dei flussi delle creste papillari il confronto delle minuzie è partito dal cosiddetto starting point, individuato nei termini di linea nr. 1 e nr. 2, distanziati da due creste e con andamento opposto».

Come ultimo scrupolo, i periti chiedono un nuovo prelievo delle impronte di Sempio, stavolta non con scanner ma con inchiostro: «Quest'ultima reiterata in sette esemplari confermava in maniera univoca la corretta acquisizione mediante scanner ottico e, conseguentemente, l'identificazione della stessa con il palmo destro di Sempio». Da quel momento, l'inchiesta della Procura di Pavia è tutta in discesa.

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