Se non esisti, non puoi fare la pace. Se non esisti tutti quegli alberi, quelle arance, quei frutti nati da un deserto che mai aveva prodotto un solo germoglio, quelle medicine per le malattie peggiori, tutte quelle invenzioni che permettono ai telefonini e ai computer di perfezionarsi, quelle squadre di pallacanestro, quei premi Nobel per la fisica, la matematica, la letteratura, quei ragazzi che vanno a ballare a Tel Aviv fino a notte tarda, quei pellegrini che da tutto il mondo mettono un biglietto che dice «Caro Dio» nelle fessure Muro del pianto, tutte quelle ragazze soldato, stanche morte e con la treccia mezza sfatta, e tutti quei sopravvissuti all'Olocausto che hanno finalmente trovato una casa e una speranza, i nuovi immigrati dalla Francia che lasciano dietro il nuovo antisemitismo... se non esisti, come mostra sulle sue carte l'Atlante «prodotto specificamente per il Medio Oriente» da Harper Collins tutto questo diventa polvere, distruzione, un film di cattiva fantascienza.
L'enorme casa editrice ha consentito alla sua sussidiaria Collins Bartholomew nel maggio dell'anno scorso, di produrre un vile, opportunistico Atlante Geografico Primario per il Medio Oriente da cui Israele, hocus pocus, è sparito, proprio come voleva Ahmadinejad quando diceva: «Cancelleremo Israele dalla carta geografica». Harper Collins l'ha fatto: mentre appaiono Gaza, il West Bank, la Siria, la Giordania, il Libano, essi si mangiano e digeriscono lo Stato d'Israele. Così una casa editrice suggerisce di accettare di fatto la versione corrente presso i palestinesi (perché questo è anche presso Fatah: l'idea che gli ebrei hanno messo il naso a Gerusalemme per la prima volta qualche anno fa non per tornare a casa ma per violentare il mondo arabo) che Israele è uno Stato fittizio creato dalla fantasia imperialista e colonialista, e che manca poco alla sua cancellazione.
Peccato che Harper Collins, il cui quartier generale ha sede a New York, sia la maggiore casa editrice in lingua inglese del mondo, pubblichi in 150 Paesi, abbia fatto 400 bestseller nel 2014, abbia 20 milioni di visite sul sito web. Peccato, perché se uno è così grosso e sicuro di sé non dovrebbe avere paura della verità, e quindi non dovrebbe trovarsi a piatire scuse mentre annuncia da Londra di aver rimosso il libro dalle vendite (ma giovedì era ancora su Amazon) spiegando di aver agito secondo le «preferenze locali». Ovvero di avere agito secondo diffuse preferenze genocide.
Di fatto, sono anni che nel mondo arabo si producono, si imparano nelle scuole, si espongono negli uffici governativi mappe che disegnano la Palestina al posto di Israele. I palestinesi per primi ne fanno dipinti, manifesti, testi scolastici ovunque, regalano Israele travestito da Palestina ai capi di Stato in visita, lo mostrano senza posa alla tv, nelle scuole di Stato e dell'Unrwa. In Arabia Saudita in ottobre a una gara di canto i due cantanti arabo-israeliani erano stati presentati, come tutti, con alle spalle la mappa del loro Paese d'origine, Israele: una rivoluzione politica ha prodotto la cancellazione immediata. Ma anche la Cnn ha presentato mille volte mappe senza Israele; Connect , la rivista della famosa London School of Economics è uscita nello stesso modo; alla San Diego University a una lezione di arabo è stata distribuita la mappa del Medio Oriente proprio come la avrebbe voluta Arafat. Una nuova mostra di mappe fatte da bambini in Libano cancella Israele, ed è finanziata da una Ong norvegese.
Harper Collins deve aver pensato che non gli sarebbe costato niente obliterare dalla sua prestigiosa carta un Paese che è di moda considerare un'«entità» da distruggere, magari mentre si usa Google, invenzione israeliana.
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