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Scatta l'inchiesta su Delmastro. "Non mi dimetto". E il Dap lo assolve. "Atti non segreti"

Non ha nessuna intenzione di dimettersi. E lo ripete più volte nel corso di una giornata interminabile in cui le opposizioni chiedono la sua testa e quella di Giovanni Donzelli

Scatta l'inchiesta su Delmastro. "Non mi dimetto". E il Dap lo assolve. "Atti non segreti"

Non ha nessuna intenzione di dimettersi. E lo ripete più volte nel corso di una giornata interminabile in cui le opposizioni chiedono la sua testa e quella di Giovanni Donzelli. Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia con delega al Dap, sostiene di non aver violato alcun segreto. Anzi: «Non sono intercettazioni, non sono captazioni, ma relazioni - spiega a Tagadà - che servono al decisore politico per le sue scelte. Se un deputato mi chiede quelle informazioni, io gliele fornisco. Me le ha chieste Donzelli e io gliele ho date». E in effetti lo stesso Dipartimento fa sapere che la relazione, seppur contenente «dati sensibili, non è coperta da segretezza». Poi Delmastro svela in tv un altro passaggio di quei dialoghi: «È un messaggio mandato da Cospito a un convegno di anarchici a Bologna in cui diceva che bisogna fare il salto di qualità nell'azione distruttiva».

Insomma, per uno dei due protagonisti di questa storia, si tratta di una tempesta in un bicchier d'acqua. Ma le cose non sono così semplici: la procura di Roma ha già aperto un fascicolo, su input del leader dei Verdi Angelo Bonelli che si è fiondato a Palazzo di giustizia. I pm ipotizzano i reati di rivelazione e utilizzazione di segreto d'ufficio.

Difficile immaginare che l'indagine produca risultati in poche ore, ma non si può escludere che il procedimento giudiziario abbia ricadute magari più avanti su via Arenula e sull'esecutivo. Insomma, il governo Meloni deve stare attento a non scivolare.

Le opposizioni sono scatenate. Carlo Calenda mette nel mirino proprio lui, uno dei vice di Carlo Nordio: «Delmastro non può rimanere al Dap. La diffusione di intercettazioni riservate per strumentalizzarle politicamente è indegna, illegale e senza precedenti». Altrettanto dura Debora Serracchiani, capogruppo del Pd alla Camera: «Non c'è solo un caso Donzelli, ma anche un caso Delmastro. La presenza di un soggetto che rivela le informazioni più riservate e delicatissime per la lotta alla mafia e al terrorismo, un soggetto che non può restare un secondo in più in via Arenula».

Lui controbatte: «Questi non erano documenti classificati come segreti, non erano stati secretati», ma lo stesso Nordio sembra prendere le distanze, quando dice che la famosa relazione contiene «elementi sensibili».

Stiamo parlando dei colloqui registrati nel carcere di Sassari, durante l'ora d'aria, fra Alfredo Cospito e alcuni pericolosi delinquenti; il boss della 'ndrangheta Francesco Presta spronava l'anarchico a tenere duro sul digiuno e la lotta al 41 bis: «Vai avanti». «Adesso - rispondeva Cospito - vediamo che succede a Roma». «Sarebbe importante - concludeva Presta - che la questione arrivasse a livello europeo e magari ci levassero l'ergastolo ostativo».

Ancora, il camorrista Francesco Di Maio riassumeva la strategia: «Pezzetto dopo pezzetto si arriverà al risultato».

È evidente la delicatezza di questi brani a dir poco inquietanti perché dimostrano l'interesse della criminalità organizzata a smantellare il carcere duro, esattamente come pretendeva Totó Riina trent'anni fa. Certo, la divulgazione di carte sensibili anche se non secretate pone più di un problema, ma nel Paese dell'arabesco e dei bizantinismi ogni interpretazione è possibile. E può essere che la partita si chiuda senza conseguenze: quel che è inopportuno non è vietato.

In ogni caso, il malessere arriva fin dentro la maggioranza. Giorgio Mulè, una delle figure più autorevoli di Forza Italia, martedì attacca Donzelli nel salotto di Giovanni Floris: «La sua è un'accusa sgraziata»; poi, sulle carte si mostra scettico: «Nella mia esperienza se uno va al Dap a chiedere relazioni sul 41 bis o l'arrestano o gli danno il favoreggiamento».

Non è proprio una dichiarazione di solidarietà anche se nel corso della giornata di mercoledì il vicepresidente della Camera frena: «Aspettiamo la ricostruzione di Nordio». E però Delmastro replica piccato: «Mule è caduto nella trappola culturale della sinistra».

Il clima resta caldo e Nordio prende tempo: «Servono verifiche».

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