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Da Renzi alla Meloni: ecco chi è Patrizia Baffi

Pioggia di insulti sessisti e minacce contro Patrizia Baffi, l’unica consigliera renziana al Pirellone è finita nel mirino degli hater dopo aver annunciato il suo passaggio a Fratelli d’Italia. "Dalla sinistra? Nessuna solidarietà, ma non mi lascio intimorire"

Da Renzi alla Meloni: ecco chi è Patrizia Baffi

"Se la incontro gli sputo in un occhio". "Finalmente un po’ di pulizia, altra immondizia nella discarica della borgatara pescatrice di zucchine". "Una qualsiasi prostituta ha maggior dignità". Questi sono solo alcuni dei commenti, i meno indecenti, che compaiono sotto al post Facebook con cui Patrizia Baffi, unica consigliera regionale della Lombardia in quota Italia viva, ha annunciato il suo passaggio con Fratelli d’Italia. Una scelta che arriva da lontano, cioè da quando venne eletta presidente della Commissione d’inchiesta regionale sul Covid coi voti della maggioranza, scatenando così le ire dell’opposizione e costringendo Matteo Renzi a chiederle di fare un passo indietro. Oggi come allora è finita nell’occhio del ciclone, bersagliata con offese sessiste e minacce che a sinistra nessuno sembra intenzionato a condannare.

Lei si definisce una "renziana di ferro", cosa ci fa allora tra le file di Fratelli d’Italia?

"Ho usato quella definizione per sottolineare che mi sono avvicinata al Partito democratico per quello che vedevo in Renzi, e infatti poi l’ho seguito nella sfida di Italia viva, non certo per una comunanza di visione e valori che, con una certa sinistra, non c’è mai stata".

Cosa è stato per lei Renzi dal punto di vista politico?

"Mi aveva colpito la sua concretezza, la sua idea di politica del fare per riformare il Pd e l’Italia, che percepivo come innovativa, in netta controtendenza rispetto ai dem e alla sinistra ideologica".

Perché ha deciso di lasciare Italia viva?

"I rapporti hanno iniziato ad incrinarsi con la vicenda della presidenza della Commissione d’inchiesta sul Covid, sulla quale Italia viva mi chiese le dimissioni: a mio parere un grave errore di prospettiva che ha visto il partito appiattito sulle posizioni di Pd e M5s. Da quel momento ho sempre agito in modo indipendente, e non più come portavoce di Italia viva".

Si è sentita con Matteo Renzi dopo lo strappo?

"No, l’ultima volta ci siamo sentiti a maggio dell’anno scorso, dopo le mie dimissioni dalla presidenza della Commissione d’inchiesta sul Covid".

Come mai non è tornata alla "casa madre", ossia il Pd?

"Il progetto politico-strutturale dell’alleanza Pd-M5s, oggi sempre più consolidato, non può assolutamente rappresentarmi e proprio per questo avevo aderito a Italia viva, quindi in quel Pd non mi ritrovo affatto".

Cosa ne pensa di Enrico Letta come leader del Pd?

"Rispetto e stimo la persona, equilibrata e preparata. Il fatto che in cima all’agenda politica del “suo” Pd indichi lo ius soli e l’alleanza strutturale con il M5s, però, mi fa pensare che nemmeno con lui vedremo un cambio di passo significativo del partito".

Lei è di Codogno, come ha vissuto i giorni del contagio?

"Sono stati giorni terribili, ci siamo svegliati in un incubo. Il primo paziente del mondo occidentale a cui hanno diagnosticato il Covid-19 è un mio caro amico, e non ho potuto vedere mio figlio, che studia fuori regione, per mesi. Sono ricordi drammatici, molto intimi, che porterò sempre nel cuore, nel bene e nel male".

C’è qualcosa che si sente di rimproverare a Fontana e Gallera?

"Così come non mi piace la politica distruttiva, allo stesso modo non apprezzo quella del “va tutto bene”, e non ho risparmiato critiche dai banchi dell’opposizione. Di errori ne sono stati sicuramente commessi, soprattutto organizzativi, strutturali e di comunicazione: abbiamo visto tutti ciò che non ha funzionato nell’organizzazione del piano vaccinale sul territorio, anche se nelle ultime settimane sembra esserci un’inversione di tendenza. Sull’emergenza sanitaria in tanti hanno commesso errori di valutazione: penso a chi, da sinistra, predicava aperitivi a suon di “non ci fermiamo”, mentre negli stessi giorni Fontana veniva messo in croce quando indossava la mascherina".

Cosa cambierebbe del modello sanitario lombardo?

"Quello lombardo è un sistema sanitario “ospedale-centrico” da sempre riconosciuto come di eccellenza. Il Covid-19 dice che è il momento di ripensare alla medicina di prossimità attraverso un’organizzazione dei distretti sanitari che ne incrementi il numero e ne potenzi funzioni e autonomia, per rispondere meglio alle esigenze del territorio".

Cosa le piace di Giorgia Meloni?

"La forza delle idee, la grinta con cui sta portando Fratelli d’Italia a diventare un soggetto politico innovativo, in grado di rappresentare un’area davvero vasta della società: le categorie produttive, i giovani e gli anziani. Partendo da una storia politica forte, oggi FdI sa guardare al futuro con visione e pragmatismo".

Come hanno reagito i suoi elettori al "cambio di casacca"?

"Mi hanno colpito positivamente tanti messaggi in cui i miei sostenitori dicono che continueranno a supportarmi perché hanno sempre visto in me, Patrizia Baffi, una persona attenta e presente, indipendentemente dalla collocazione partitica".

Cosa risponde a chi la sta minacciando anche con insulti sessisti e volgari?

"Sinceramente provo pena per quei leoni da tastiera capaci soltanto di offendere in modo becero. Non mi fanno paura, il loro veleno non riesce assolutamente a destabilizzarmi".

Ha ricevuto solidarietà dai suoi ex colleghi di partito?

"No, nessuna solidarietà da parte loro, come nessuna solidarietà mi avevano espresso in occasione della gogna subita dopo la vicenda della Commissione di inchiesta sul Covid. Mi ha invece fatto piacere quella ricevuta al di fuori della politica".

Come mai per gli insulti alle donne di destra nessuno s’indigna?

"Sa qual è la cosa amaramente divertente? Cliccando sui profili di questi soggetti, vedo ondate di progressismo, post sulla parità e sui diritti. Mi chiedo allora se tutto questo rispetto sia dovuto solo alle donne di sinistra. È un’incoerenza che trovo stucchevole".

Pensa che questi attacchi siano la conseguenza del successo di Fratelli d’Italia?

"Sicuramente la crescita del partito dà fastidio, e forse il mio passaggio viene percepito come un ulteriore segno di rafforzamento. È lo stesso meccanismo per cui spesso Giorgia Meloni viene attaccata, con riferimenti a fenomeni storici di quasi un secolo fa, solo per spostare l’attenzione dal presente, sul quale lei, evidentemente, dice cose che rispondono ai veri bisogni degli italiani".

Chi sono i suoi riferimenti politici del passato?

"Mi sono sempre piaciuti quei politici che, nel rappresentare le istituzioni, hanno messo il bene della propria nazione davanti a tutto. Penso alla forza di una donna come Margaret Tatcher, alla visione di Craxi, che sulle fragilità di questa Europa aveva le idee chiare trent’anni fa.

Ricordo con piacere presidenti della Repubblica come Cossiga e Ciampi, autorevoli e profondamente innamorati dell’Italia".

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