"Scelgo io". Il suicidio assistito di Laura

La Santi s'è autosomministrata il farmaco letale. Nel suo addio accuse al Vaticano

"Scelgo io". Il suicidio assistito di Laura
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È morta nella sua casa a Perugia, Laura Santi, 50 anni, affetta da una forma progressiva e avanzata di sclerosi multipla. La giornalista si è autosomministrata il farmaco nel suo letto. Accanto a lei il marito Stefano Massoli che, negli anni della malattia, non ha mai smesso di essere al suo fianco. Laura, esausta, lascia un'eredità pungente che arriva alla vigilia di una nuova tappa del ddl sul fine vita prevista in Senato: gli oltre 100 emendamenti sono stati depositati e oggi si riunirà l'ufficio di presidenza delle commissioni Giustizia e Affari sociali.

La lettera suona come un j'accuse giornalistico contro governo e Vaticano per chiedere "più rispetto per i diritti dei malati. Fate uno sforzo - scrive Laura - per capire che dietro una foto carina sui social, dietro il bel sorriso che potevate vedere giusto un'ora strappato alla routine e ai sintomi in una occasione pubblica, sempre più rara, dietro c'era lo sfondo di una quotidianità dolorosa, spoglia, feroce e in peggioramento continuo. Una sofferenza in crescita giorno dopo giorno". "Siamo noi e soltanto noi a dover scegliere" afferma la giornalista. "Sul fine vita sento uno sproloquio senza fine, l'ingerenza cronica del Vaticano, l'incompetenza della politica - sottolinea -. Il disegno di legge che sta portando avanti la maggioranza è un colpo di mano che annullerebbe tutti i diritti. Pretendete invece una buona legge, che rispetti i malati e i loro bisogni. Esercitate il vostro spirito critico, fate pressione, organizzatevi e non restate a guardare, ma attivatevi, perché potrebbe un giorno riguardare anche voi o i vostri cari".

Laura Santi aveva avuto il via libera dalla sua Asl di riferimento il mese scorso dopo ben due anni e mezzo dalla sua richiesta per l'accesso al suicidio assistito e un lungo calvario giudiziario. Il farmaco e la strumentazione necessaria sono stati forniti dall'azienda sanitaria, mentre il personale medico e infermieristico che l'ha assistita nella procedura è stato attivato su base volontaria. Oltre al dolore fisico, alle spalle dell'atto estremo ci sono due denunce, due diffide, un ricorso d'urgenza e un reclamo nei confronti dell'Asl azienda sanitaria, solo nel novembre 2024 ha ottenuto una relazione medica completa che attestava il possesso dei requisiti stabiliti dalla Corte costituzionale e a giugno 2025 la conferma dal collegio medico di esperti e poi del comitato etico sul protocollo farmacologico e delle modalità di assunzione. "Le battaglie non finiscono con la sua scomparsa" scrive su Facebook la sindaca di Perugia, Vittoria Ferdinandi. A ricordare la sua battaglia "a sostegno della speranza" è anche monsignor Ivan Maffeis, arcivescovo di Perugia e suo amico: era andato a trovare la donna a casa sua l'anno scorso e per lei rappresentava una Chiesa "diversa" rispetto a quella che critica nella sua ultima lettera.

Uno dei nodi principali del ddl, presentato da Pierantonio Zanettin di Forza Italia e Ignazio Zullo di Fratelli d'Italia, riguarda il Servizio sanitario nazionale che verrà escluso dalle pratiche di suicidio medicalmente assistito per quanto riguarda "il personale in servizio, le strumentazioni e i farmaci". Su questo punto le opposizioni si sono fortemente schierate contro.

Tra le altre novità del nuovo testo ci sono iter più brevi: è stato

ridotto da 4 anni a 6 mesi il periodo minimo che deve trascorrere prima di poter ripresentare la richiesta di suicidio medicalmente assistito, nel caso in cui sia stata respinta perché non rispettava i requisiti previsti.

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