Schillaci, stop ai tecnici. "Irritazione" di Meloni

Un caso l’azzeramento del Gruppo sui vaccini. Premier delusa dalla decisione "non concertata". L’Ordine applaude ma ci sono fibrillazioni nella maggioranza

Schillaci, stop ai tecnici. "Irritazione" di Meloni
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Dura soltanto dieci giorni il comitato tecnico sulle vaccinazioni. Tanto è bastato perché la nomina di due medici noti per le loro posizioni critiche sui vaccini facesse esplodere un caso politico e istituzionale che ha costretto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, a firmare la revoca dell'intero Nitag, il Gruppo Tecnico Consultivo nazionale sulle Vaccinazioni, l'organismo che dovrà definire la strategia vaccinale per i prossimi tre anni. Un passo indietro dettato dalla pressione incrociata della comunità scientifica, dell'Ordine dei Medici e di una parte della stessa maggioranza, Forza Italia in testa.

La decisione del ministro è motivata dalla necessità di «avviare un nuovo procedimento di nomina dei componenti, coinvolgendo tutte le categorie e gli stakeholder interessati». Ma sul fronte politico, la gestione del caso suscita tensioni, in particolare tra Schillaci, Palazzo Chigi e Fratelli d'Italia. Secondo fonti parlamentari, dalla Presidenza del Consiglio era arrivata l'indicazione di attendere e rinviare almeno la decisione a settembre, ma il ministro ha deciso di anticipare la revoca per evitare che la polemica si trascinasse durante l'estate. Una mossa che ha suscitato le perplessità della stessa presidente del Consiglio. Da Palazzo Chigi filtra infatti che «Giorgia Meloni è irritata per la scelta di Schillaci non concordata anche perché noi da sempre

crediamo nel pluralismo e nel confronto».

Rispetto a una questione così complessa nella maggioranza non si registra una sensibilità unitaria. Se da una parte esponenti leghisti come Borghi e Bagnai hanno difeso le nomine contestate, dall'altra sono arrivate prese di distanza come quella del governatore Luca Zaia. Le opposizioni, dal Pd ad Avs, hanno parlato invece di «scivolone grave» e hanno invocato maggior rigore nella composizione di organismi scientifici.

Schillaci ha chiuso il caso dichiarando: «La salute pubblica richiede lavoro serio e rigoroso, lontano dal clamore. Continueremo ad agire nell'interesse dei cittadini». Ora si attende la nuova composizione del Nitag, che dovrà essere definita dopo la pausa estiva, in un clima non privo di asperità e polemiche.

La prima a sollevare pubblicamente il caso era stata Francesca Russo, dirigente del Dipartimento Prevenzione della Regione Veneto, che aveva annunciato il proprio rifiuto a far parte del Nitag per la presenza dei due medici, l'ematologo veronese Paolo Bellavite e il pediatra toscano Eugenio Serravalle. Una presa di posizione sostenuta anche dal presidente della Regione Veneto che ha definito «comprensibile e coerente» la scelta della sua dirigente.

Da lì in poi, si è aperta una frattura anche all'interno della maggioranza. Forza

Italia, con Letizia Moratti, aveva parlato nei giorni scorsi di «grave passo indietro nella credibilità delle istituzioni sanitarie», invocando un ritorno a criteri scientifici nella scelta dei componenti. Duro era stato anche Maurizio Gasparri che aveva parlato di «scelta inopportuna». Ora il capogruppo al Senato invece plaude al dietrofront: «Ben venga questa decisione di Schillaci che ha saputo ascoltare le valutazioni critiche. Sarebbe stato meglio non chiamare a far parte dell'organismo persone non adeguate a questa funzione. Ora attendiamo le verifiche e le decisioni successive. La salute va tutelata basandosi sulla scienza». Soddisfazione che viene espressa anche da Licia Ronzulli: «In un contesto dove la disinformazione è ancora diffusa, è giusto e doveroso sgombrare il campo da ogni ambiguità».

Nel frattempo, l'Ordine dei Medici plaude alla scelta di Schillaci e con Filippo Anelli definisce «positiva e necessaria» la decisione del ministro, sottolineando che «la salute si difende con rigore

scientifico». Anche a livello internazionale la vicenda non passa inosservata: il British Medical Journal dedica un editoriale al caso, paventando i rischi di un indebolimento del messaggio scientifico sulle vaccinazioni.

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