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Schlein recidiva sui 5s. "L'alleanza non è morta"

La leader si vanta di aver salvato il partito: "Con me è cresciuto". Ma intanto a Bari salta pure Colaianni

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L'azzimato avvocato del popolo le ha appena rifilato l'ennesimo sgambetto sul candidato a Bari, ma lei non demorde: «Resto testardamente unitaria», dice Elly Schlein. «L'alleanza con i Cinque Stelle non è morta: l'avversario è il governo di centrodestra, gli elettori sono stufi di liti condominiali e ci chiedono di stare insieme».

La segretaria Pd si presenta alla Stampa estera per una conferenza stampa che serve a lanciare la sua campagna elettorale. E si conferma una grande incassatrice, e mica solo con i calci negli stinchi di Conte: la magistratura pugliese le sta impallinando un amministratore dietro l'altro (ieri è caduto anche l'assessore al Bilancio di Bari), ma lei si guarda bene dal criticare il risveglio improvviso, le invasioni di campo, il tempismo pre-elettorale o lo stillicidio mediatico-giudiziario. Anzi: «Io i magistrati li ringrazio, perchè noi non siamo come la destra che li attacca».

A Bari intanto permane il caos: il Pd si era piegato ai diktat di Conte e, pur di mantenere l'alleanza, si era detto pronto a buttare a mare il proprio candidato sindaco Vito Leccese per convergere sul magistrato Nicola Colaianni. Conte però lo ha prontamente affondato, costringendolo al ritiro, e ora i dem devono fare marcia indietro e ripescare Leccese, oppure convergere umilmente sul candidato grillino, l'avvocato (difensore di gran parte degli indagati del «sistema Emiliano») Laforgia. «Siamo con Leccese ma anche per tentare un dialogo con Conte», spiega (poco) Schlein.

C'è chi sospetta che - nell'immediato - Elly sia convinta di poter incassare un bel vantaggio dall'azione combinata di M5s e magistratura contro il Pd: la aiutano, magari senza volerlo, a far piazza pulita di un'intera classe dirigente dem che lei vede come ostacolo alla sua palingenesi movimentista e wokista. E che vorrebbe sostituire, a cominciare dalle liste europee (rinviate a fine aprile) con quelli della sua «squad»: personaggi del notevole calibro di Guido Ruotolo o Annalisa Corrado, non a caso presenti alla conferenza stampa e intenti a spellarsi le mani. Quindi pazienza se un po' di dem finiscono in galera o diventano il punching-ball di Conte: l'importante è liberarsene e poter sancire, dopo le Europee, un'intesa davvero organica con M5s. Resta però il problema di chi avrà in mano il volante nella Santa Alleanza, e i numeri per stabilire la spartizione dei collegi uninominali. Ma Schlein è ottimista: «Da quando ci sono io - annuncia alla stampa estera - abbiamo rialzato la testa» e «siamo il primo partito anche dove perdiamo». Per spiegare i propri successi elettorali, curiosamente, la segretaria dem non prende dati reali ma non meglio precisati «sondaggi» che, assicura, all'indomani delle politiche 2022 «ci davano al 14,5%». E invece, esulta, «ora siamo tornati al 20%: una ripresa mai vista da nessun altro partito». Nella realtà, però, il Pd ha preso il 19% alle politiche del 2022, con la disfatta di Enrico Letta, e nei sondaggi per ora sta intorno alla stessa cifra. Ben lontano dal 22,7% delle Europee 2019.

L'unico punto su cui la Elly si differenzia da Conte è la politica internazionale: Schlein ha chiamato Giorgia Meloni dando il proprio appoggio sulla condanna all'aggressione iraniana di Israele, e non è escluso un voto comune in Parlamento.

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