L'ombra delle sanzioni alla Russia si riaffaccia sul Vecchio continente. L'escalation a Est, per i movimenti delle truppe di Mosca alla frontiera ucraina, ieri ha servito su un piatto d'argento l'ordine del giorno al neocancelliere tedesco Olaf Scholz: le azioni russe «ci preoccupano molto», ha detto il successore di Angela Merkel, alle prese con il tour europeo.
Prima visita ufficiale a Parigi, ad appena due giorni dal giuramento. Ospite di Emmanuel Macron all'Eliseo, e poi accolto a Bruxelles da Ursula Von der Leyen, il nuovo Bundeskanzler ha tracciato una linea rossa: «Se la Russia aggredisce l'Ucraina, l'Ue e Berlino reagiranno, ma il compito è prevenire, lavoriamo a una de-escalation».
Se Scholz dice che «i confini dell'Ucraina sono inviolabili», Von der Leyen evoca nuove sanzioni: «L'Ue le valuterà», spiega la presidente della Commissione, perché «le minacce alla sovranità dei singoli Paesi non possono essere tollerate». Scenari decomposti e nuovi tandem, in 48 ore hanno apparentemente tracciato una riga sul passato. E si ricomincia come se il 2022 fosse un Anno Zero, dopo l'uscita di scena di Merkel.
«La Commissione Ue è aperta a una collaborazione forte con la nuova Germania», dice Von der Leyen, ricordando che Berlino «ha sempre avuto un ruolo importante nel delineare l'Unione», sottolineando «quanto conti l'Ue» per la Germania. Prova ne è la tappa di Scholz anche a Bruxelles; «debutto» in vista del vertice comunitario del 16 dicembre.
Ma quale direzione dare al volante del «Suv» europeo, in materia economica e finanziaria? Berlino evoca evoluzioni verso uno Stato federale europeo. Parigi frena: «Credo negli Stati-Nazione», la replica del francese. Macron vuole anzitutto «ripensare» il quadro fiscale Ue per sbloccare nuova capacità finanziaria, e Scholz s'inventa un paracadute: crescita e «finanze sane» non si escludono a vicenda, perché «non sono incompatibili». Non proprio un via libera, incassato dall'Eliseo. Si tratta piuttosto di «mantenere la crescita generata dal patto di ripresa (il Pnrr, ndr) ma dobbiamo lavorare sulla solidità delle nostre finanze», chiarisce Scholz. Un fuoco di domande fa notare la contraddizione. «Sono due facce dello stesso sforzo». Parigi e Berlino «arriveranno a concetti comuni sulla questione». Ma la riforma del patto di stabilità, sospeso dalla pandemia, resta un cantiere con diversi «ingegneri».
Dal 1° gennaio Francia e Germania presiederanno l'Ue (di turno è Parigi) e il G7 (toccherà a Berlino). Macron all'Eliseo saluta comunque la «solida convergenza di vedute» con Scholz; più ancorata ai pressanti dossier extra-Ue (Bielorussia, Ucraina, i partner a Est) che non a quelli della «casa comune». Come tornare a «rendere forte» l'Europa, dunque? Giovedì Macron aveva proposto di «ripensare il quadro di bilancio» del Vecchio continente, ritoccando i «superati» parametri di Maastricht che limitano il deficit al 3%. Scholz ieri ha preferito glissare. L'occhio volge a Washington e alla crisi da scongiurare in Ucraina. Joe Biden sostiene l'aspirazione di Kiev a diventare membro Nato.
La portavoce della Casa Bianca conferma che nella telefonata col presidente Volodymyr Zelensky il presidente americano ha ribadito il supporto alla sovranità ucraina, chiarendo che «l'aggressione» in corso è russa. Scholz sollecita colloqui a 4: Germania, Francia, Russia e la stessa Ucraina: «Abbiamo buone basi che devono essere rilanciate, per esempio nel formato Normandia». Più che un debutto, per Scholz un battesimo del fuoco.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.