I l dilemma è solo uno: o sono i prossimi Nobel per l'economia o sono dei formidabili imbonitori. Non era mai accaduto che degli economisti di governo formulassero una tale quantità di azzardi contabili e che le più spericolate manovre finanziarie potessero essere prese sul serio. Claudio Borghi è ormai l'inventore dei Minibot; Paolo Savona si è dichiarato pronto a portare il debito al 200%; Pasquale Tridico vuole moltiplicare il reddito di cittadinanza, mentre Alberto Bagnai, al posto dell'euro, vuole «un fiorino». La domanda è più che legittima: l'economia si può ancora considerare una scienza? Ma, soprattutto, in che mani sono finiti i nostri risparmi? Da quando i quattro sono apparsi sulla scena politica come esperti di Lega e M5s, l'unica certezza è che la fantasia si è scatenata e il rigore scientifico accantonato. Insomma, saranno pure economisti ma le loro teorie più che mettere in ordine i bilanci dello Stato ricordano le equazioni esplosive nei laboratori degli «scienziati pazzi». Si deve a questi professori, ascoltatissimi da Luigi Di Maio e Matteo Salvini, la macroeconomia e gran parte della bizzarria di questo governo. Funamboli nel rilasciare interviste e maestri nel terrorizzare i mercati (e far bruciare denaro), tutti e quattro insegnano e ognuno di loro crede di essere il docente dal pensiero laterale, un perseguitato dall'accademia, un genio purtroppo (con questo governo) compreso. E dunque, non solo per l'età, ma anche per le sue ultime uscite, vale davvero partire da Savona che di tutti e quattro è l'emerito, il primo a imbarcarsi in questa avventura di palazzo e anche il primo a uscirne. Tutti sanno che Salvini lo voleva ministro dell'Economia ma che Sergio Mattarella non gli ha dato il portafogli. Per un anno ha ricoperto la carica di ministro degli Affari Europei ma alla fine, si è fatto qualche conto, e ha capito che era meglio andare alla Consob. Da presidente, proprio in questi giorni, è tornato a stupire teorizzando lo sforamento universale del debito: «Se la base di risparmio è sufficiente, livelli di indebitamento nell'ordine del 200% non contrastano con gli obiettivi economici». Non era la prima volta. Savona nei suoi testi ha ipotizzato l'opzione «Cigno Nero», l'uscita dell'Italia dall'Euro, ma si è anche distinto per alcune sue moderate proposte: nazionalizzare Bankitalia; reintrodurre l'Iri; stampare moneta senza fine. È un po' la stessa idea del neo presidente dell'Inps, Tridico, (quello che invece Di Maio voleva all'Economia) convinto che «se con il reddito di cittadinanza facciamo sei miliardi di deficit, riparte l'economia, e poi possiamo farne anche dodici». Come si vede, entrambi sono senza limiti come del resto anche nell'abbigliamento. Savona inforca occhiali pince-nez e in pratica rifiuta le stanghette che metterebbero in equilibrio i suoi pensieri spettinati. Tridico si slaccia sempre la cravatta che è un modo diverso di slegarsi dai vincoli di cassa. E che dire di Borghi che esibisce invece due basette austroungariche, nient'altro che il suo modo per ricordare che si stava meglio nel mondo di ieri? Di tutti e quattro, Borghi ha anche spiegato come tornare alla lira: «Chiudiamo le banche a fine anno e nel nuovo torniamo alla vecchia moneta». A stimarlo è Bagnai («I Minibot sono un'idea geniale di Borghi» ha detto) che potrebbe presto prendere il posto che fu di Savona.
Autore de Il tramonto dell'Euro, in un'intervista, ha spiegato i motivi della sua ascesa politica: «Parlavo con la forza della disperazione». Oggi non si sa se era più disperato lui che parlava o quelli che lo hanno ascoltato.
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