Europa

Scontro politico sulla Bce, si impenna lo spread. Tajani protesta: "Alzare i tassi ora non ha senso"

Francoforte ridurrà anche gli acquisti di Btp, nonostante il caro-energia

Scontro politico sulla Bce, si impenna lo spread. Tajani protesta: "Alzare i tassi ora non ha senso"

Il «day after» è ancora impregnato delle scorie tossiche rilasciate giovedì dalla Bce. Non va proprio giù, al governo italiano e ai mercati, l'ennesimo giro di vite dato ai tassi. Indigeribile l'intenzione dichiarata di stringere le maglie monetarie per tutto il 2023. Malsana l'idea di sfoltire i titoli di Stato tenuti in pancia, a partire da marzo, senza più scudi protettivi e mentre Eurolandia flirta con la recessione e i governi sono impegnati a parare i colpi del caro-energia. Sforzi fatti col bilancino del farmacista per far quadrare i conti rischiano ora di venir vanificati da una banca centrale più falco che mai.

Il silenzio del centro-sinistra è il motivo per cui dall'altra parte della barricata ieri non si sono stemperati i toni polemici con Francoforte. A maggior ragione dopo il richiamo rivolto all'Italia dalla presidente dell'istituto centrale, Christine Lagarde, ad approvare sollecitamente il fondo salva-Stati. Se il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, pur favorevole all'uso del Mes, è perplesso sul suo regolamento, «che rende la struttura completamente libera da qualsiasi controllo democratico», c'è chi teme un deliberato piano per avvelenare i pozzi dei Paesi più esposti a una crisi del debito. Serve far chiarezza. E infatti, d'accordo col ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, il titolare delle Infrastrutture Matteo Salvini considera «fondamentale che del Mes si occupi il Parlamento». Ma è tutto l'impianto di politica monetaria a essere criticato. Guido Crosetto, ministro della Difesa, parla di una scelta «azzardata che mette Italia ed Europa in una spirale di inflazione e decrescita drammatica», mentre Tajani punta l'indice contro il rialzo del costo del denaro: «Non ha senso, visto che l'inflazione in Europa è legata all'aumento del costo dell'energia».

Il livello della scontro con la Bce si va alzando col progressivo crescere delle tensioni che investono le Borse (dopo il -3,45% di giovedì, ieri -0,16% a Milano nel giorno delle quattro streghe) e lo spread Btp-Bund, salito a 213 punti dai 206 precedenti, con l'inevitabile effetto collaterale di surriscaldare i rendimenti dei titoli decennali (al 4,30%, 15 punti base in più di giovedì). Una minaccia crescente per il Tesoro, dove sono in cantiere emissioni di carta pubblica per 330 miliardi di euro nel '23. A gennaio si riaprono le aste, ma è l'intero anno a presentare insidie per i conti pubblici. I mercati stimano infatti ora due strette dello 0,50%, da spalmare a febbraio e marzo, e un tasso terminale in settembre sopra il 3%. Un livello che potrebbe proiettare oltre il 6% i tassi dei Btp, come ai tempi del governo Monti.

Sempre che l'Eurotower non forzi la mano. Stando ad alcune ricostruzioni, durante la riunione di giovedì scorso oltre uno su tre dei componenti il board pretendeva un terzo giro di vite consecutivo del costo del denaro da tre quarti di punto. Linea durissima evitata solo in cambio dell'impegno sulle strette future e sul dimagramento di bilancio, il cosiddetto quantitative tightening (Qt). Dal prossimo marzo e fino a luglio, la banca centrale ridurrà di 15 miliardi al mese i titoli in portafoglio smettendo di reinvestire i bond in scadenza. L'approccio è prudente, anche per evitare di mettere sotto pressione i differenziali di rendimento, ma potrebbe durare poco se, come anticipato dal governatore della Banca di Francia, Francois Villeroy de Galhau, la Bce «probabilmente accelererà la velocità della stretta monetaria (Qt) da luglio».

Allora, saranno dolori.

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