Coronavirus

Se il virus assomiglia a una "fake news"

Il virus è una fake news. No, non nel senso che quello che stiamo vivendo sia un'illusione, un complotto, una messinscena. È tutto vero

Se il virus assomiglia a una "fake news"

Il virus è una fake news. No, non nel senso che quello che stiamo vivendo sia un'illusione, un complotto, una messinscena. È tutto vero. Lo scontiamo giorno dopo giorno. È morte. È dramma. È una cicatrice che segna la storia umana. Qui la questione è un'altra. È lui, il virus, che si comporta come uno spacciatore di notizie false. È la natura. È il modo in cui questo clandestino riesce a insinuarsi, prendere potere, riprodursi una volta che ha scassinato le porte di ingesso delle nostre cellule. È furbo, ingegnoso, impara dai suoi errori e spietato come un pirata all'abbordaggio. Si maschera, cambia pelle, gioca d'astuzia, con il solo scopo di sopravvivere, come specie, spostandosi velocemente di corpo in corpo. È una sorta di Ulisse che vaga in un'eterna odissea. Se non lo conosci è davvero un'impresa fermarlo. È per questo che il Sars-Cov-2 è una maledizione. È ignoto. Sconosciuto agli anticorpi. Viene da Est, da un mercato rionale di Wuhan e come casa aveva un pipistrello. Il suo nome è Nessuno. Esattamente come Odisseo nella terra dei ciclopi. Cosa c'entrano le fake news? Lo racconta Roberto Burioni nel suo ultimo saggio: Virus, la grande sfida (Rizzoli). Ecco cosa accade. All'interno delle cellule c'è il nostro Dna. È lui che detta l'ordine esatto degli aminoacidi, sorta di mattoncini lego, per costruire una certa proteina. Le istruzioni vengono scritte su una molecola che si chiama Rna messaggero. Il suo ruolo è dare le informazioni, quelle corrette, quelle giuste. A chi le dà? Ai ribosomi, gli «operai» che sintetizzano le proteine. Burioni la spiega così: «È un po' come quando siete al ristorante, ordinate dal menù i piatti che vi aggradano, il cameriere li annota sul suo taccuino e porta la comanda in cucina». Il cliente è il Dna, il cameriere è un Rna e il cuoco è il ribosoma. Il guaio è che anche il coronavirus è un Rna. Solo che è un impostore. Si sostituisce al vero cameriere e comincia a ordinare pietanze che servono a lui e non quelli chiesti dal Dna per nutrire la cellula. Il «ribosoma cuoco» viene ingannato e lavora per l'intruso. La conseguenza di tutto questo è che il sistema va in tilt. Nessuno è più in grado di distinguere il vero dal falso. Gli anticorpi, se non conoscono il falsario, cominciano a sparare alla cieca, sulla folla, colpendo buoni e cattivi. È un incendio, è febbre, sale la temperatura. Lo scopo del virus è trasferirsi su un altro corpo prima che l'ospite muoia. È il contagio. Tutto insomma comincia con una serie di notizie false. La beffa è che l'origine di questa pandemia sembra incarnare lo spirito di questo tempo.

La forza del virus è la cattiva informazione.

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