Mai scordarsi dei vecchi metodi, possono sempre tornare utili. Lo dimostra quanto accaduto l'altra notte alle porte di Milano dopo che, nell'epoca dei social e dell'intelligenza artificiale, un detenuto di origini albanesi di 41 anni, Toma Taulant, con fine pena fissato a ottobre del 2048, è riuscito ad evadere dal carcere di massima sicurezza di Opera nel più classico dei modi, segando le sbarre della finestra con una lima e calandosi nel cortile con delle lenzuola annodate per poi scavalcare un muro di cinta di sei metri e sparire. Un escamotage già riuscitogli in precedenza per ben tre volte, quindi con quella di ieri per lui siamo all'evasione numero quattro.
La notizia è stata diffusa ieri mattina da Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria che ha spiegato come l'evaso avrebbe utilizzato una lima per segare una sbarra e uscire dalla finestra, per poi superare un muro di sei metri. E nel carcere lo hanno scoperto intorno alle 8 di ieri, quando al giro nelle celle non hanno più trovato Taulant nella sua.
"Certo è che questo ennesimo episodio, unito al dramma che si vive ogni giorno nelle prigioni e a tutto ciò che accade, certifica ulteriormente il fallimento delle politiche penitenziarie condotte dai governi almeno negli ultimi 25 anni, ivi compresi quelli più recenti", ha dichiarato ieri in un comunicato De Fazio. "Attualmente sono in corso le ricerche dell'evaso da parte della Polizia penitenziaria e delle altre forze dell'ordine e confidiamo che anche questa volta il Nucleo Investigativo Centrale della Polizia penitenziaria e le sue articolazioni territoriali possano metterci una pezza. Ma è evidente che non si può andare avanti turando falle, di ogni genere, e senza un reale e concreto progetto programmatico degno di un paese civile" ha concluso il segretario della Uilpa.
De Fazio ha poi sottolineato anche il problema del sovraffollamento carcerario perché certi fatti lasciano abilmente spazio alla polemica. "Nel carcere di Opera 1.338 detenuti sono stipati in 918 posti disponibili (sovraffollamento del 153%) e vengono gestiti, per com'è possibile, da soli 533 agenti, quando ne necessiterebbero almeno 811 (-34%). Una situazione oggettivamente insostenibile che, oltre a ledere i fondamentali diritti umani dei reclusi, mette a durissima prova gli operatori del Corpo di polizia penitenziaria, sottoposti a carichi di lavoro inenarrabili e a turnazioni di servizio che si protraggono ben al di là della durata regolare, con la compressione di diritti anche di rango costituzionale. Del resto ha aggiunto il segretario a livello nazionale i detenuti sono 63.690, mentre i posti disponibili, in costante diminuzione al di là della narrazione governativa, sono solo 46.199 e alla Polizia penitenziaria nelle carceri mancano 20mila agenti".
Come dicevamo per Toulant si tratta della quarta evasione nella sua carriera criminale, finora è sempre stato ripreso. L'ultimo caso nel 2013, quando era riuscito a scappare dal supercarcere di Parma insieme ad un altro detenuto. Era poi stato catturato in Belgio da dove però era di nuovo evaso pochi mesi dopo per essere ripreso nel 2015.
La prima fuga nell'ottobre 2009 dal carcere di Terni, conclusa con la cattura a fine dicembre in un casolare in provincia di Pavia ad opera degli agenti del Nic della Penitenziaria e del commissariato Garibaldi-Venezia.