Segreti e bugie. L'inchiesta sulla cupola capitolina può essere anche raccontata come una vicenda di piccole e grandi menzogne in casa Pd. Quasi tutte con le gambe molto corte.
Partiamo dal sindaco Ignazio Marino . Sul nascere della maxi-inchiesta aveva tagliato corto: «Mai avuto conversazioni con Salvatore Buzzi». È bastato andare a curiosare sul sito della coop 29 Giugno di cui Buzzi, braccio destro di Massimo Carminati, è il presidente per scoprire delle foto in cui Marino chiacchiera con lo stesso Buzzi nella sede della coop. Del resto Marino si è occupato spesso della 29 Giugno: la elogiò per l'opera di pulitura dell'argine del Tevere dopo l'ondata di maltempo a fine marzo 2014. E in un'intercettazione sbobinata nell'ordinanza del Ros si fa riferimento alla soddisfazione del sindaco per un'operazione di accoglienza di soggetti sgomberati per la quale Buzzi ritiene scherzosamente di meritare un monumento sul Campidoglio vicino al Marco Aurelio. Sarà per queste benemerenze che più tardi Marino concederà alla potentissima coop l'uso di un immobile comunale di mille mq in via Pomona con un maxisconto: da 73.764 a 14.552 euro l'anno. Anche la super-renziana Simona Bonafè compare in una foto con Buzzi. Lei, più furba, non smentisce ma minimizza: «Ero in campagna elettorale e visitavo una coop di ex detenuti. Tutto qui». Foto galeotta pure per il ministro del Lavoro Giuliano Poletti , che la butta sul patetico: «Buzzi era apparso come una persona perbene, scoprire quello che ha fatto è un paradosso».
Molti nomi noti del Pd spuntano nelle intercettazioni del Ros. Una è Anna Finocchiaro , presidente della commissione Affari costituzionali del Senato. In una conversazione Luca Odevaine, già capo di gabinetto di Walter Veltroni, riferisce che Buzzi si sarebbe recato dalla senatrice per parlare di un appalto e lei gli avrebbe riferito di lasciar perdere, «quella gara è già assegnata». Un'altra è Cécile Kyenge , già ministro dell'Integrazione nel governo Letta. Qualche giorno fa commentava scandalizzata: «L'accoglienza non è un business, è un fatto di civiltà». Ora però salta fuori che una sua collaboratrice, Patrizia Cologgi, sarebbe stata utilizzata da Odevaine per fare in prima persona il presidente della commissione di gara per un centro di accoglienza in Puglia. «Esistono uffici che affiancano il lavoro dei ministeri e non tutti i ruoli al loro interno sono riconducibili al ministro di turno», si smarca lei.
Accomunati nella stessa bugia due deputati dem, Micaela Campana e Umberto Marroni , tirati in ballo da Buzzi come autori di un'interrogazione parlamentare contro Luciana Sandulli, il giudice del Tar che aveva sospeso l'assegnazione di un lucroso appalto alla 29 Giugno. Entrambi si vantano di non aver firmato quell'interrogazione, in realtà quest'ultima era pronta ma fu bloccata per altri motivi: la Campana, come si legge in un sms inviato da un suo assistente, Simone Barbieri, a Buzzi, «aveva depositato interrogazione, ma l'ufficio responsabile ce l'ha rigettata perché non era congrua essendo basata solo su articoli di giornali, ora l'ufficio ce la riscrive affinché non venga rigettata ma ci vorrà qualche giorno».
Diverso il caso di Nicola Zingaretti , presidente della Regione Lazio: nelle intercettazioni spunta un uomo a busta paga della cupola de noantri per garantire i rapporti con lui: «Se avevano bisogno di qualcuno per avere contatti con me è perché forse sapevano che con me non potevano averli», spiega lui. Se è una bugia non possiamo saperlo. Ma certo un bizzarro sofismo. Infine Goffredo Bettini , uomo forte del Pd romano, che garantisce: «Mai favorita la coop 29 giugno».
E in effetti in un punto dell'ordinanza dei Ros Buzzi indicherebbe Gasbarra e non Bettini come il mondo di riferimento della cupola capitolina. Ma è anche vero che Goffredo viene evocato più volte nelle conversazioni intercettate. Vanterie a un tanto al chilo? Mettiamola così.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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