Sempio, la zia e il maresciallo. L'ex pm attacca sull'impronta 33

L'allora comandante dei Carabinieri di Garlasco aveva una relazione con la parente di Andrea. Venditti: "La prova su di lui era inservibile"

Sempio, la zia e il maresciallo. L'ex pm attacca sull'impronta 33
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C'è anche la storia di una relazione extraconiugale sullo sfondo delle prime indagini sull'omicidio di Garlasco, quelle concluse con la condanna di Alberto Stasi e ora rimesse in discussione dalla Procura di Pavia. Un storia che riguarda l'ex maresciallo dei carabinieri Francesco Marchetto, all'epoca del delitto comandante della stazione dell'Arma a Garlasco. Marchetto era stato il protagonista delle prime indagini sulla morte di Chiara Poggi, è stato accusato di avere avuto un occhio di riguardo per Alberto Stasi, è stato processato e condannato per una brutta storia di prostitute e di calunnie. L'ex maresciallo nei giorni scorsi ha rilasciato una intervista dicendosi certo della innocenza di Stasi, e raccontando di essere stato allontanato quando ha iniziato a cercare in altre direzioni. Stavolta, dice, verrà trovato il vero colpevole.

Marchetto non fa mai il nome di Andrea Sempio, il nuovo indagato. Né risulta che all'epoca dei fatti lo avesse particolarmente preso di mira. D'altronde - e qui entra in ballo la relazione extraconiugale - Marchetto all'epoca aveva un rapporto diretto con Sempio: era l'amante di sua zia. Il dettaglio emerge dalla sentenza che ha condannato l'ex maresciallo per favoreggiamento della prostituzione, per avere consentito che nell'Exclusive Club di Garlasco si facesse sesso a pagamento quasi alla luce del sole, con prostitute rumene che richiamavano clienti (lui compreso) da tutta la provincia. Nello stesso processo Marchetto era accusato di peculato per avere messo una microspia sull'auto di tale Amilcare Adami, marito della sua amante. L'amante in questione si chiama Silvia Sempio, ed è la sorella di Giuseppe Sempio: padre di Andrea, l'attuale indagato per l'uccisione di Chiara Poggi. Non c'è motivo di pensare che il legame con la zia abbia indotto Marchetto a trascurare la pista che portava al nipote: ma tutto aiuta a rendere più complicato districarsi nel microcosmo di Garlasco, nei legami e nelle storie di una comunità con tanti lati oscuri. Che è esattamente uno degli obiettivi della nuova indagine della procura pavese.

Fin dall'inizio della controinchiesta era chiaro che uno dei bersagli indiretti era Mario Venditti, negli anni passati procuratore della Repubblica, che i suoi successori accusano di avere archiviato ingiustamente per due volte le indagini che portavano a Sempio. Venditti (che nel frattempo è stato a sua volta incriminato dalla Procura di Brescia per la sua gestione dell'ufficio) per un po' ha incassato senza reagire ma ieri esce allo scoperto con un lungo comunicato: la prima volta, nel 2017, spiega di avere archiviato «vista la inservibilità e infruttuosità della prova scientifica dedotta», ovvero il Dna trovato sulle unghie di Chiara e ora attribuito a Sempio; la seconda volta, nel 2000, archiviò «considerata la attestata infruttuosità della prova scientifica, richiamando i motivi della precedente archiviazione, e vista la assoluta carenza di riscontri oggettivi alle enunciate e mai provate anomalie delle precedenti indagini» che gli erano state segnalate dai carabinieri di Milano.

Venditti ricorda che le due richieste di archiviazione delle accuse a Sempio vennero accolte da altrettanti giudici mentre invece la colpevolezza di Stasi è stata riconosciuta con sentenza definitiva: «Ancora oggi la sentenza di condanna rimane cosa giudicata e dunque inamovibile». La nuova inchiesta, sottolinea però Venditti, è «pienamente legittima»: e porterà a una richiesta di revisione, sulla base di nuove prove, della condanna di Stasi.

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