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"Al Senato è un casino". Pd e M5S già ai ferri corti

Prime crepe tra i giallorossi sull'indicazione del relatore della manovra: Pd e Leu compatti, ma il M5S si sfila. Conte prepara la vendetta dopo lo sgambetto Rai?

"Al Senato è un casino". Pd e M5S già ai ferri corti

La nascita del nuovo Ulivo continua a fare i conti con ostacoli, inciampi e sgambetti che per il momento rallentano l'operazione accozzaglia. La discussione principale riguarda il coinvolgimento o meno di Carlo Calenda e Matteo Renzi al campo progressista allargato, dando per assodato il matrimonio tra Partito democratico, Movimento 5 Stelle e Liberi e uguali. Ma siamo sicuri che i tre partiti giallorossi siano destinati a nozze? In realtà tra Pd, M5S e Leu sono iniziate a sorgere le prime crepe nei palazzi.

Le divisioni al Senato

La navigazione della manovra in Parlamento non sarà affatto facile. Acque agitate attendono una legge di bilancio che Enrico Letta vorrebbe blindare con un tavolo di maggioranza per evitare sfaldamenti, fughe in avanti e sorprese nel voto dell'Aula. Ma le fibrillazioni si sono già presentate ai nastri di partenza. E non riguardano il centrodestra, ma l'area di centrosinistra della maggioranza. A dividere i tre partiti giallorossi è l'indicazione del relatore della manovra.

Su questo fronte la situazione appare complicata, visto che in gioco ci sono i rapporti e gli equilibri interni del possibile nuovo schieramento che potrebbe essere proposto a livello nazionale. Partito democratico e Liberi e uguali sono compatti nel puntare su Vasco Errani come relatore della manovra da affiancare a un senatore indicato dalla parte di centrodestra della maggioranza. Ma la loro posizione non troverebbe d'accordo il Movimento 5 Stelle.

Un senatore del Pd confida all'Adnkronos che il problema sarebbe Mariolina Castellone, eletta da poco come nuovo capogruppo grillino al Senato (una partita che ha creato caos tra i 5S): l'esponente dem ritiene che la Castellone, essendo appena arrivata, "vuol far vedere che conta". Tuttavia sottolinea che "qui ci sono accordi già presi da tempo, un percorso e una discussione di lungo periodo".

Il Partito democratico punterà dunque su Errani. Anche perché nell'ultimo provvedimento economico i dem hanno avuto uno dei loro come relatore, mentre in quello precedente il relatore era stato dei pentastellati: "E poi, insomma, i 5 Stelle non ci sembrano sottorappresentati...". Il riferimento è al presidente della Bilancio Pesco e alla sottosegretaria Castelli che segue la manovra.

Conte prepara la vendetta?

"Al Senato è un casino", ammette un parlamentare, sempre all'Adnkronos. A testimonianza di come il clima sia incandescente nonostante Enrico Letta e Giuseppe Conte stiano provando a fornire l'immagine di un asse solido e compatto. Ma cosa si nasconde dietro questa profonda divergenza al Senato tra Pd, M5S e Leu? Si tratta di una vera e propria divisione di fondo o queste sono scorie della vicenda Rai sulla quale Conte se la sarebbe presa anche con il Partito democratico? C'è chi sospetta una sorta di vendetta.

Sta di fatto che le nomine dei Tg dell'amministratore delegato Carlo Fuortes hanno creato un forte malumore tra i grillini. Nel mirino delle truppe 5 Stelle è finito Conte, criticato per aver deciso di non far sentire (momentaneamente) la voce dei pentastellati in Rai. L'accusa è non solo di aver scelto una linea durissima senza il coinvolgimento degli eletti, ma anche di aver intrapreso una strada che potrebbe minare i rapporti con il servizio pubblico.

"Ci ha messo il bavaglio"; "Siamo contro la lottizzazione e facciamo la voce grossa perché ci fanno fuori dalla stanza dei bottoni?", sono alcuni degli sms nelle chat di fuoco.

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