Le Brigate rosse in confronto erano Disneyland. Loro non avevano il tanko, non avevano il carro armato che «L'alleanza» aveva costruito e nascosto in un capannone di Casale di Scodosia, nella bassa padovana, per «costringere i legittimi poteri pubblici ad acconsentire alla indipendenza del Veneto», come sostiene la procura di Brescia che ha chiuso le indagini a carico di una cinquantina di sovversivi accusati, appunto, di terrorismo. L'obiettivo, sostengono i magistrati che hanno coordinato l'inchiesta, era quello di arrivare allo «scioglimento dell'unità dello Stato in violazione dell'articolo 5 della Costituzione». I 18 promotori di questa «associazione terroristica» avrebbero utilizzato delle armi, «quali un carro armato ed esplosivi», per abbattere la Repubblica. Altri 32 indagati sono invece accusati di aver partecipato al progetto. I carabinieri avevano organizzato il blitz nell'aprile dell'anno scorso: perquisizioni a tappeto, dal Veneto alla Lombardia, sequestri di documenti, computer, coltelli e, soprattutto, arresti. Tra cui alcuni nomi noti già ai tempi della zingarata dei «Serenissimi» in piazza San Marco, nel 1997, come l'ideologo veneto Franco Rocchetta, già segretario della Liga Veneta, consigliere regionale negli anni 80 e deputato nei primi anni 90, quando divenne anche sottosegretario agli Esteri nel primo governo Berlusconi. Insieme a lui vengono arrestati Luigi Faccia, ritenuto il leader che, nonostante si dichiari prigioniero di guerra, resta in carcere quasi due mesi, e il promotore dei Forconi, Lucio Chiavegato.A guardare il tanko scoperto a Casale di Scodosia viene un po' da ridere. Ma questa accozzaglia di ferraglia sistemata sopra due cingoli di ruspa non viene invece derubricata alla voce folclore da parte degli inquirenti. Che, sulla base delle intercettazioni accumulate nel corso dell'inchiesta avviata il 26 maggio 2012, in coincidenza con la prima cena dell'associazione «L'alleanza» a Erbusco, nel Bresciano, sono invece convinti della pericolosità di questi avanguardisti dell'indipendenza. Per i quali hanno formulato accuse che potrebbero costare dai 5 ai 15 anni di reclusione.«È arrivato il momento di combattere, ragazzo - afferma Giancarlo Orini, bresciano, uno degli organizzatori dell'«Alleanza» con il Veneto e con alcuni sardi, mentre è intercettato - se stiamo qui ad aspettare, qui tra poco salta tutto». «Male che vada - gli risponde l'interlocutore - nella peggiore delle ipotesi ci troviamo a casa mia a tagliare un salame». «No, più che tagliare un salame - insiste Orini, 75 anni, che il mese scorso ha presentato un progetto per aiutare i bresciani rimasti senza casa - abbiamo bisogno di caricare i candelotti di dinamite».
Certo, per fare il colpo grosso occorre fare come i «Serenissimi», occorre riconquistare piazza San Marco. Chi indaga e ascolta i progetti dei secessionisti scopre che hanno in mente una grande manifestazione a Venezia, con tanto di «invasione» a bordo del temutissimo tanko. Il leader Faccia lo dice chiaramente: «Il tanko ci darà la possibilità di essere veramente credibili e soprattutto di avere il controllo del nostro territorio e da là fare il passo verso la vittoria».
Di fronte a questo colpo di stato, che molti veneti hanno ribattezzato un po' meno pomposamente «golpe de mona», le istituzioni dell'odiato, dai terroristi padani, Stato centrale sono intervenute tempestivamente e hanno arrestato chi aveva in mente di minarne le fondamenta. Più o meno come le Brigate rosse, che però hanno avuto l'accortezza di fare a meno del tanko.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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