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Torino, sesso per una dose di crack. Ai festini madri e studentesse

A gestire l'appartamento era Monique, trans di 51 anni. E dopo clienti e droga, tutte a mangiare alla Caritas

Torino, sesso per una dose di crack. Ai festini madri e studentesse
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Nessun passaggio di denaro. Il sesso veniva «pagato» in droga nell'appartamento in zona Aurora a Torino, dove donne di ogni età ed estrazione sociale passavano lunghi giorni nel degrado fisico e psicologico.

Il palazzo dall'esterno non è dissimile da tutti gli altri del quartiere: ma da un ingresso al piano terra si accedeva a un inferno di droga e schiavitù. Gestiva tutto Monique, una donna transessuale di 51 anni. «Voi mettete la f , io la casa», spiegava alle numerose donne tossicodipendenti che la raggiungevano nel suo appartamento. Un gioco facilissimo: erano le stesse «schiave» a raggiungere volontariamente casa sua, sfinite dall'astinenza e disposte, per una dose, a dormire per giorni in un luogo sporco e senza vasca da bagno, con un cane che non usciva mai per i bisogni. Tra loro c'era la studentessa, la barista, la madre single. Ma anche uomini, che vendevano le fidanzate. Tutti uniti dalle stesse necessità e disposti alle stesse azioni per provvedervi. Nell'inchiesta dei carabinieri e della pm Chiara Maina sono state individuate 6 vittime: ma il via-vai era tale che è più di un'ipotesi che fossero molte di più. Nel giro di qualche ora venivano organizzati gli appuntamenti, a volte con decine di persone, reclutate on line o per strada. Che non portavano denaro, ma droga. Si faceva sesso di gruppo, mentre l'attività economica andava avanti in modo incessante sotto l'occhio vigile della 51enne.

«Io stavo in casa di Monique anche 3-4 giorni - il racconto di una di loro riportato dalle cronache locali - puzzavo in quanto non mi lavavo perché la casa è molto in disordine, sporca, non funziona la vasca da bagno, la corrente elettrica è stata tagliata. Per mangiare andavamo alla Caritas». L'inchiesta dei carabinieri - fatta di appostamenti, intercettazioni e telecamere di sorveglianza all'ingresso della palazzina- è del 2021, dopo la denuncia di una ragazza che si prostituiva per la droga. La processione delle donne non si era arrestata neanche durante il periodo del Covid 19, in pieno lockdown da emergenza sanitaria e anche i vicini di casa avevano iniziato ad avere più di un sospetto.

Due dei complici di Monique hanno scelto il rito ordinario e martedì sono stati assolti. Altri due pusher che rifornivano la casa hanno patteggiato pene a oltre un anno di reclusione. «Prima del Covid io ero più magra e avevo rapporti sessuali con 30-40 clienti al giorno.

Nei momenti buoni chiedevo 50 euro per un rapporto completo e 35 per uno orale, in quelli bui 35 per tutto» è una delle testimonianze raccolte nell'inchiesta. Nella definizione economica classica, quando la domanda è tanta, la merce vale di meno. Una regola ferrea, a cui il mondo di Monique non sapeva e non voleva sottrarsi.

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