
Al netto di tregue e cessate il fuoco più o meno rispettati, qualcosa di importante sembra muoversi attorno ai tavoli dei colloqui, per ora virtuali. Putin infatti ha annunciato di voler chiedere a Erdogan di organizzare un nuovo round di negoziati diretti tra Russia e Ucraina il 15 maggio a Istanbul, lasciando intravedere la possibilità di un cessate il fuoco duraturo. Il sultano, che non ha mai sanzionato Mosca, si è dichiarato senza esitazione alcuna «pronto a svolgere il delicato ruolo di mediatore». E il Cremlino sottolinea in una nota che «la parte turca sostiene pienamente l'iniziativa russa e fornirà tutta l'assistenza possibile». La proposta arriva però sullo sfondo di un'escalation militare, ieri mattina Kiev è stata investita da una pioggia di missili e droni, e di posizioni ancora distanti tra le parti, soprattutto sulle questioni di riconoscimenti territoriali di Crimea e Donbass.
Tant'è che Dmitri Peskov, il portavoce di Putin, mette subito in chiaro che «gli obiettivi delle trattative saranno quelli di affrontare le cause profonde del conflitto e garantire gli interessi della Russia. Inoltre non siamo d'accordo con l'iniziativa di inviare in Ucraina forze di peacekeeper europee».
La mossa del Cremlino segue l'incontro di sabato a Kiev tra Zelensky e i leader della coalizione dei volenterosi, tra i quali Macron, Merz, Starmer e Tusk (con altri, come Giorgia Meloni, collegati da remoto). Al termine del vertice, era stato lanciato un ultimatum a Putin: accettare un cessate il fuoco di 30 giorni o affrontare nuove sanzioni da Ue e Usa.
Il presidente ucraino Zelensky, in un post sui social, ha ribadito di aspettarsi che la Russia confermi «una tregua completa e affidabile già da oggi, e il 15 aspetterò Putin in Turchia. Siamo pronti al dialogo». Lo zar di Mosca, nel corso di una dichiarazione notturna, ha ignorato la richiesta di una pausa bellica di un mese, bollando come «rozzi» gli ultimatum occidentali e accusando l'Ucraina di aver respinto multiple offerte di tregua, compresa l'ultima (di 72 ore, scaduta a mezzanotte di sabato). «Nonostante tutto, siamo pronti a riprendere i negoziati senza precondizioni, a partire dal 15 maggio a Istanbul», ha detto, ringraziando anche Trump per i suoi sforzi di mediazione.
L'apertura russa è stata accolta con una certa cautela dall'Occidente. Per il neo-cancelliere tedesco Merz «è un iniziale segnale positivo, ma non basta. Prima il cessate il fuoco, poi i negoziati». Macron è convinto che Putin voglia «guadagnare tempo. Serve una tregua immediata». Il suo ministro degli Esteri Barrot ritiene che anche «l'Ue dovrebbe sedersi al tavolo di Istanbul». Dalla Casa Bianca invece Trump parla di «giornata storica. Continuerò a lavorare per fermare questo bagno di sangue», e invita Zelensky a «partecipare» per vedere che aria tira.
Il suo inviato speciale in Ucraina Kellogg scrive su X: «Prima un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni e, durante questo periodo, avviare discussioni di pace complete. Non il contrario». Da ricordare anche che il segretario di Stato Usa Rubio parteciperà alla riunione informale dei ministri degli Esteri della Nato in Turchia, in programma dal 14 al 16 maggio, per discutere della fine della guerra. Altro tavolo che potrebbe risultare costruttivo.
Mentre la diplomazia prova a riaccendere il dialogo, rincuorata dall'appello alla pace lanciato da papa Leone XIV in Piazza San
Pietro, sul campo i combattimenti proseguono. Nel Sumy sono in corso feroci battaglie tra gli ucraini che provano a sfondare di nuovo nel Kursk e i miliziani di Kadyrov. Due le vittime civili nel Kherson, una a Gorlovka.
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