La sforbiciata Irpef vale 1.400 euro di risparmio annuo per il ceto medio

Con l'aliquota al 33% fino a 60mila euro sollievo per i redditi finora senza bonus

La sforbiciata Irpef vale 1.400 euro di risparmio annuo per il ceto medio
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Un risparmio sull'Irpef di 1.400 euro all'anno. È lo sconto massimo che i contribuenti potrebbero ottenere se venisse approvata la proposta di abbassare l'aliquota intermedia Irpef dal 35 al 33% estendendone l'applicazione alla fascia 28-60mila euro dagli attuali 28-50mila.

Secondo le simulazioni elaborate da Izi, società di analisi economiche e politiche, il beneficio toccherà soprattutto chi si colloca nella fascia medio-alta dei redditi. Un lavoratore con 30mila euro di imponibile annuo vedrà un risparmio di circa 40 euro, mentre il vantaggio cresce progressivamente con l'aumentare del reddito: a 50mila euro già si ottengono 240 euro che salgono a 440 euro a 55mila e a 940 a 60mila, fino ad arrivare al massimo di 1.400 euro oltre i 60mila.

Non si tratta di un regalo ai ricchi, ma di un riequilibrio atteso da tempo. I redditi bassi e medio-bassi hanno già beneficiato negli ultimi due anni di misure rilevanti, come il taglio del cuneo e l'accorpamento al 23% delle prime due aliquote. Ora l'intervento, richiesto soprattutto da Forza Italia ma che non lascia insensibile Fdi, punta a evitare che chi guadagna di più, ma resta nella fascia dei contribuenti più esposti al peso fiscale, continui a subire un carico elevato.

"Con questa proposta l'Irpef dovuta si riduce fino a 1.400 euro per i redditi tra i 50 e i 60mila ha sottolineato Giacomo Spaini, presidente e ceo di Izi una cifra che significa oltre 100 euro al mese di sollievo. È una misura interessante perché interviene su quella fascia di popolazione che finora ha visto pochi benefici e che rappresenta il cuore dell'economia nazionale". Il riferimento è a professionisti, quadri aziendali, ma anche a tante famiglie con due stipendi che, pur non appartenendo ai redditi alti, hanno spesso dovuto rinunciare a detrazioni e bonus a causa delle soglie reddituali. Con il nuovo taglio, il ceto medio-alto potrà contare su risorse aggiuntive da destinare ai consumi, al risparmio e agli investimenti.

Il costo della misura circa 4,5 miliardi è rilevante, ma l'esecutivo lo considera un investimento sul rilancio della domanda interna e sulla competitività del lavoro. L'alleggerimento fiscale non è infatti solo un segnale politico: è un modo per restituire ossigeno a una fascia di contribuenti che contribuisce in misura decisiva al gettito complessivo e che troppo spesso si è sentita penalizzata rispetto ad altre categorie.

Il taglio dell'Irpef è in piena sintonia con la visione liberale di Forza Italia. "Economia reale ed economia sociale vanno sempre di pari passo", ha spiegato Maurizio Casasco, responsabile economico azzurro, ad Affaritaliani precisando che "le nostre priorità restano chiare: abbattere l'Irpef per il ceto medio, da sempre dimenticato pur avendo sostenuto gran parte del gettito fiscale italiano, e innalzare i salari, a partire da quelli più bassi, con l'incremento della soglia di defiscalizzazione degli stipendi da 7,05 a 9 euro". Casasco ha sottolineato che la riduzione dell'Irpef non è solo una misura di equità, ma anche un incentivo ai consumi interni, "motore essenziale della crescita economica".

Proprio il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, dal Forum Teha di Cernobbio, ha ribadito la linea azzurra contro ogni nuovo balzello. "Le banche non devono essere perseguitate: spaventare gli investitori danneggia imprese e lavoratori", ha dichiarato aggiungendo che "non so cosa sia l'extraprofitto, mi sembra un concetto da regime stalinista". Contrarietà netta anche all'ipotesi di una tassa sul buyback. "Non serve a nulla, se non a spaventare i mercati", ha concluso.

Nei primi 7 mesi del 2025 le entrate sono aumentate di 8 miliardi rispetto all'anno precedente ma, viste le numerose richieste pervenute al ministro Giorgetti riguardanti la manovra, è certo che occorrerà contare su risorse ancor più cospicue.

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