Politica

Sforbiciata al reddito grillino per contrastare il caro-vita. Il centrodestra ha un piano

In questo strano autunno energetico e un po' "autarchico", il governo di centrodestra che verrà sta pensando a tutte le soluzioni possibili per risparmiare sulla spesa corrente e reperire risorse per attenuare la stangata delle bollette

Una card sulla quale viene accreditato il reddito di cittadinanza
Una card sulla quale viene accreditato il reddito di cittadinanza

In questo strano autunno energetico e un po' «autarchico», più per egoismo tedesco che per effettiva volontà dell'Italia, il governo di centrodestra che verrà sta pensando a tutte le soluzioni possibili per risparmiare sulla spesa corrente e reperire risorse per attenuare la stangata delle bollette, ma con giudizio. «La priorità è fermare la speculazione sul gas», ha scritto ieri su Twitter la presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, aggiungendo che «continuare all'infinito a compensare il costo delle bollette regalando soldi a chi si sta arricchendo sulle spalle di cittadini e imprese, sarebbe un errore».

Ecco perché ci sono fondamentalmente due strade all'esame per tamponare l'emergenza energetica e, allo stesso tempo, tenere fede all'impegno del programma elettorale di rivedere alcune misure di spesa. Il primo provvedimento nel mirino del cetrodestra è il reddito di cittadinanza, che ha un costo annuo compreso tra i 9 e i 10 miliardi annui e coinvolge 3,5 milioni di persone. Secondo alcune stime, una quota compresa tra il 40 e il 50% dei beneficiari sarebbe in grado di lavorare e, dunque, il reddito grillino ha fallito nella missione di costituire un sussidio funzionale al ricollocamento di queste persone. Discorso diverso per chi è impossibilitato a lavorare (persone alle prese con dipendenze, caregiver o disoccupati vicini all'età pensionabile) e ha in questa misura l'unica fonte di sostegno.

Il progetto è revocare il sussidio al primo rifiuto di una proposta di lavoro. Come ha spiegato il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli (Fdi), «non vogliamo eliminare il reddito di cittadinanza, vogliamo cambiarlo: dare anche più soldi a chi è realmente inabile al lavoro, e dare un lavoro a chi invece può lavorare, perché il lavoro è dignità e integrazione».

Nella migliore delle ipotesi si recupererebbero tra i 4,5 e i 5 miliardi di euro che si potrebbero reimpiegare per i sostegni anti-inflazione. Ovviamente, un'azione in questo senso comporterebbe un «intervento» anche sulla guida dell'Inps considerato che l'attuale presidente Pasquale Tridico (in foto) è in scadenza nel maggio prossimo ma, secondo alcune interpretazioni, potrebbe restare in carica fino alla scadenza del consiglio nel 2024. Tridico, di nomina grillina, è uno dei più strenui difensori del reddito di cittadinanza come misura anti-povertà. Inoltre, ha spesso ripetuto che «solo un terzo dei percettori è occupabile», quasi a legittimarne il fine puramente assistenzialistico. Allo stesso modo, si creerebbe una «faglia» tra governo e Regioni meridionali. Su 1,6 milioni di nuclei familiari beneficiari un milione risiede nel Mezzogiorno e isole. Proprio i territori nei quali M5s ha preso il maggior numero di voti e in difesa dei quali Giuseppe Conte ha evocato la «guerra civile». Insomma, per quanto necessaria una revisione delle politiche attive del lavoro rischia di aprire un fronte politico sul quale poi si imbarcherebbero sinistra Pd (qualunque fine faccia il partito ancora guidato da Letta) e sindacati, a partire dalla Cgil.

Una revisione, comunque, è necessaria. Allo stesso modo, il centrodestra sta anche valutando un accorpamento dei bonus edilizi (incluso il superbonus 110%) sotto un'aliquota unica tra 60 e 70% per semplificare e riorganizzare un'altra voce di spesa che, sebbene sia un volano dell'economia, è anche di impatto sul bilancio.

Commenti