Totale sconforto e rassegnazione in Forza Italia. Nessuna energia nel gruppo parlamentare, che tira a campare e spera in un governo quale che sia, purché i deputati sopravvivano in questo parlamento devastato, costituito di soli nominati e di nessuno eletto. Certo, c'è un'affettuosa difesa del capo cui si affida ogni scelta, senza la rabbia e l'orgoglio di dire: «Mai con i nuovi mostri che hanno perso le elezioni e spadroneggiano, un vero schifo». La sola speranza di nuove elezioni con un leader riabilitato e desideroso di rivincita sembra un'eresia. Per scaramanzia, e anche per sfiducia, si suggerisce di non parlare del procedimento che dovrebbe, nell'arco di due mesi, restituire a Berlusconi il diritto a candidarsi. Certo, anche lui appare sfiduciato, e condivide l'atteggiamento scaramantico dei suoi avvocati di non parlare di questa materia come se la riabilitazione non fosse un diritto ma una concessione eventuale e che, quindi, potrebbe anche essere negata. Non è vero. E sarebbe una somma ingiustizia che ciò che è concesso a tutti fosse negato solo a Berlusconi. E una grave discriminazione politica, che non voglio neppure considerare, in attesa di nuove elezioni con questo necessario risarcimento.
Che un buon diritto si trasformi in una supplica è l'attribuzione allo Stato di un potere di interdizione che non può, non deve, avere. Si verifichi quante volte, e per chi, la richiesta di riabilitazione sia stata respinta. L'estrema difesa di un diritto contestato sarà il nostro ultimo grido di vittoria.
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