Berlino si riarma ma "made in Europe"

Il dossier ottenuto da Politico rivela un programma di acquisizioni articolato su 154 commesse di rilievo programmate tra settembre 2025 e dicembre 2026

Berlino si riarma ma "made in Europe"
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La Germania volta le spalle agli armamenti americani e sceglie l'Europa.

Secondo quanto rivelato dal sito di informazione politica Politico, che ha potuto esaminare i documenti riservati del piano di acquisizioni militari di Berlino, la massiccia operazione di riarmo tedesca da 83 miliardi di euro privilegerà nettamente l'industria bellica europea, relegando gli acquisti statunitensi a una quota marginale dell'8%. Una scelta strategica che rappresenta una battuta d'arresto per l'amministrazione Trump, impegnata in una serrata campagna diplomatica per convincere gli alleati europei a incrementare gli acquisti di sistemi d'arma made in Usa.

Il dossier ottenuto da Politico rivela un programma di acquisizioni articolato su 154 commesse di rilievo programmate tra settembre 2025 e dicembre 2026, tutte superiori alla soglia dei 25 milioni di euro, che richiede l'autorizzazione parlamentare secondo la legislazione tedesca.

L'analisi dei contratti delinea uno scenario sorprendente: mentre Washington ha sempre considerato la Germania un cliente privilegiato nel mercato delle esportazioni militari con oltre 17 miliardi di dollari di vendite autorizzate tra il 2020 e il 2024 Berlino sembra ora orientata verso una strategia di autonomia europea. Nel dettaglio, gli unici acquisti significativi di matrice americana riguardano i siluri per gli aeromobili P-8A Boeing (150 milioni) e i sistemi missilistici Patriot MIM-104 della Raytheon (5,1 miliardi). Sommando tutti gli altri contratti statunitensi minori, dai missili intelligenti ai pacchetti radio, si raggiungono appena 6,8 miliardi di euro.

Il documento svela le priorità strategiche tedesche: al vertice della lista figura il programma delle fregate F-127, affidato al colosso navale nazionale Tkms per 26 miliardi di euro. Seguono gli Eurofighter Tranche 5, prodotti dal consorzio Airbus-BAE Systems-Leonardo, con stanziamenti complessivi per 5,9 miliardi, investimento che testimonia la volontà di Berlino di rafforzare la flotta aerea europea, compensando i ritardi del controverso programma Fcas, dovuti a incomprensioni con Parigi.

L'esercito non è da meno: oltre 3,4 miliardi sono destinati ai veicoli corazzati Boxer di Rheinmetall e Knds, mentre 3,8 miliardi finanzieranno un innovativo cacciacarri su ruote. Tra i programmi più delicati spicca la modernizzazione del missile da crociera Taurus (2,3 miliardi), al centro delle pressioni ucraine per una cessione che Berlino continua a rifiutare.

La strategia difensiva si articola su molteplici livelli: 300 milioni per sistemi di difesa aerea mobile di produzione nazionale, 755 milioni per missili navali e 490 milioni per sistemi antiaerei a corto raggio. Persino progetti problematici come l'Eurodrone di Airbus-Dassault-Leonardo ricevono nuovi finanziamenti (196 milioni) per lo sviluppo dei sistemi di rilevamento.

La marina ottiene consistenti investimenti oltre alle nuove fregate: 1,7 miliardi per l'ammodernamento delle F-123 esistenti, mentre centinaia di milioni finanzieranno sistemi antisommergibile e siluri avanzati. Il piano comprende anche una miriade di contratti minori ma strategici.

Al di là dei dettagli, questo massiccio programma di riarmo rappresenta una svolta geopolitica significativa e mentre Trump annunciava accordi per centinaia di miliardi di acquisti europei di armi americane, la realtà dei numeri tedeschi racconta una storia opposta.

Anche spinto dall'urgenza di ridare fiato all'industria di casa, il governo tedesco farà convergere i propri finanziamenti su un settore che è ormai intrecciato in alleanze tra imprese di vari Stati europei. In questo modo, la retorica dell'autonomia strategica si concretizza in investimenti tangibili che ridisegnano anche gli equilibri dell'industria militare occidentale. Tutto fuori Usa.

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