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Si è fatto decapitare per difendere l'arte

Il corpo dell'archeologo Khaled al Asaad appeso a una colonna. Ha nascosto ai suoi assassini i tesori di Palmira

Si è fatto decapitare per difendere l'arte

«Quando ha deciso di restare sapeva che l'avrebbero ucciso, ma probabilmente non gliene importava più nulla. Per lui - spiega Samaan al telefono - la vera morte sarebbe stata abbandonare Palmira, tradire le bellezze a cui aveva dedicato tanta parte dei suoi 81 anni. Lui a quella città aveva già donato tutta la vita. Del resto se no perché sarebbe rimasto? Ufficialmente era in pensione da più di dieci anni. Ma lui non era solo un ex direttore di Museo. Lui era il padre di Palmira. Per questo non è scappato. Per questo chi l'ha ucciso non gli ha tolto nulla. Ha solo dimostrato, una volta di più, la propria bestialità». Samaan Daoud conosceva bene Khaled Al Assad. Prima di diventare l'amico e la guida di chi scrive negli orrori della guerra siriana Samaan, 45 anni, cristiano siriano di Damasco, accompagna le comitive italiane tra gli splendori di Palmira e le bellezze del resto della Siria. Proprio durante i numerosi viaggi tra le rovine della città conosciuta come la «sposa del deserto» aveva incominciato ad incontrare ed ammirare quell'anziano studioso.

Uno studioso che non era soltanto il fondatore del museo, ma l'anima e l'interprete dei suoi tesori di Palmira. Una Palmira caduta lo scorso maggio nelle mani dello Stato Islamico e trasformata da stupenda necropoli romana in tetro patibolo a cielo aperto. Martedì in quel tetro patibolo è rotolata anche la testa di Khaled Al Assad. La sua fama di studioso e i suoi 82 anni, non hanno impedito agli uomini del Califfato di farlo inginocchiare nella piazza principale della città e di decapitarlo davanti a centinaia di militanti e comuni cittadini convocati per assistere all'ennesimo orrore. E all'abietto «grand guignol» s'è aggiunta l'esposizione del corpo tenuto appeso per un giorno ad una delle colonne romane a cui Khaled Assad aveva dedicato decenni di ricerche. «Ieri quando ho saputo del suo assassinio - racconta Samaan - sono andato a rileggermi il libro che mi aveva regalato. É un libro incredibile. In quei capitoli il «professore» - così lo chiamavo io - riesce grazie alla conoscenza dell'antica lingua parlata a Palmira a farti viaggiare indietro nel tempo, a raccontarti come si viveva nel primo, secondo e terzo secolo dopo Cristo quando la città era il punto di passaggio obbligato per le carovane in viaggio lungo gli itinerari della via della seta». Proprio per questo secondo Samaan tagliando la testa di Khaled Assad i terroristi del Califfato hanno innanzitutto voluto tagliare uno prezioso legame tra la Siria di oggi e quella de passato. «Uccidere un uomo del genere che senso può avere? Non era certo un uomo dl regime, non era certo un uomo prezioso per chi comanda a Damasco.

Ammazzandolo quelle bestie ci vogliono far capire di esser qui per distruggere la memoria della Siria. E per farlo non basta prendere a mazzate colonne e capitelli, bisogna anche uccidere le persone capaci di raccontarne la storia». A dare per primo la notizia della decapitazione di Al Asaad è martedì sera il direttore delle antichità e dei musei siriani Maamoun Abdulkarim. Secondo Abdulkarimgli uomini del Califfato avevano arrestato Al Asaad già un mese fa. Da allora lo hanno interrogato, e probabilmente torturato, nella speranza di avere informazioni sui luoghi in cui aveva messo al sicuro i reperti romani che non era riuscito a spedire a Damasco e che rischiavano di venir distrutti dallo Stato islamico. Un'ipotesi a cui crede anche Samaan. «Nelle settimane precedenti l'arrivo dello Stato Islamico il "professore" aveva sicuramente nascosto le statue e le opere d'arte più preziose. O almeno quelle che non aveva fatto in tempo a mandare a Damasco. Se lo hanno tenuto prigioniero per un mese prima di ucciderlo probabilmente volevano farsi raccontare dove aveva celato quei tesori. Secondo me i terroristi non vogliono distruggere i monumenti di Palmira, ma venderli e far soldi. I tesori di Palmira non hanno prezzo e sicuramente ne stanno già piazzando alcuni sul mercato nero. Ma sono anche sicuro che il "professore" non gli ha fatto trovare neppure mezza statua.

Si è fatto decapitare, ma non gli ha regalato manco uno dei tesori a cui aveva dedicato la propria vita».

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