«Siamo nelle vostre città» L'Isis è arrivato tra noi

Foto di Milano e Roma postate su Twitter: «Eccoci, stiamo cercando gli obiettivi». Ma gli 007 frenano

«Siamo nelle vostre città» L'Isis è arrivato tra noi

MilanoLa strategia della tensione si fa largo via Twitter e centra facilmente l'obiettivo. L'Isis lancia le proprie polpette avvelenate, frecce di micidiale paura incombente nell'universo dei social network. E, ça va sans dire , lo fa a una manciata di giorni dall'inaugurazione di eventi mondiali d'i straordinario richiamo come l'Expo. «Siamo nelle vostre strade. Stiamo localizzando gli obiettivi, in attesa dell'ora X» recitano i perfidi messaggi scritti a penna, in diverse calligrafie, in italiano, arabo e francese su specie di cartoline tenute in mano (probabilmente dalla stessa persona che scatta la foto) con dietro diversi scenari che rappresentano il nostro Paese, nel caso ci fosse qualche fraintendimento: dal Colosseo al Duomo di Milano, da camionette della polizia di stato ad auto della polizia locale, da stazioni ferroviarie, al logo dell'Expo.

A comunicarlo ieri sera è stata Rita Katz, capo di «Site», la più importante società al mondo, con in Maryland che, attraverso un gruppo d'intelligence, si occupa di monitorare le attività dei jihadisti online e verifica i video dell'Isis. La Katz, insieme ai suoi collaboratori scandaglia la rete 24 ore su 24 alla ricerca di post, immagini e documenti dei jihadisti, trovando spesso, video raccapriccianti e condannandoli su Twitter. Fatto che le è costato più di una minaccia di morte dagli «amici» del Califfato, nonché l'accusa di fare da grancassa mediatica ai fondamentalisti islamici senza contare che è stata portata in tribunale da alcune associazioni islamiche che l'hanno accusata di aver diffamato il loro operato.

Il suo lavoro e le sue fonti vengono considerate comunque autorevole e quando pubblica qualcosa sul suo sito si sa che non è mai una montatura. Non che avessimo dubbi che quelli del Califfato facessero sul serio e che le loro raffinate strategie di comunicazione di massa (probabilmente ideate da un gruppo di strateghi-guru molto colti ed esperti nella tecnica del panico diffuso sul web) puntassero proprio a minare tutte le nostre certezze, cercando di seminare la paura negli animi allo scopo d'indebolirci il più possibile. Sul fronte della guerra psicologica l'Isis, infatti, si mostra particolarmente abile.

Secondo i nostri servizi e segreti, però, solo di fuffa mediatica - seppur di grande effetto - si tratterebbe. «La vigilanza è sempre alta, ma al momento non ci sono elementi di allarme nuovi.

Si tratta di pura propaganda mediatica, jihad della parola» ha spiegato ieri sera all'agenzia di stampa Ansa uno dei nostri (rigorosamente anonimi) «spioni» di professione che lavora per l'Aise (Agenzia informazioni e sicurezza interna). Un'affermazione questa che sgonfierebbe l'allarme lanciato dalla Katz. Anche se prendere sottogamba le minacce dello Stato Islamico, soprattutto a un passo da Expo, sarebbe un errore madornale.

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