Le casse della Regione Sicilia dovranno trovare 70 milioni di euro per sopperire alla mancanza dei rimborsi che l'Unione europea ha deciso di tenersi per sé. Il motivo è presto detto: da Bruxelles erano previsti dei finanziamenti per rilanciare il turismo nell'isola, ma c'è chi ha pensato di dividere il tesoretto europeo per dare lustro a manifestazioni che nulla hanno a che fare con il grande richiamo turistico a cui erano vincolate, limitandosi ad accontentare bacini elettoriali, per così dire, di competenza territoriale dei songoli promotori.
A svelare l'ennesima tegola che cade sui conti pubblici siciliani è Il Fatto Quotidiano che fa un lungo elenco di tanti appuntamenti alla stregua di sagre di paese, fiere e adorazioni di presepi o santi patroni. "Il carnevale di Termini Imerese e quello di Sciacca, la festa di Sant’Agata a Catania e la processione dei Misteri a Trapani, il presepe vivente di Agira e il convegno di studi pirandelliani ad Agrigento, un curiosissimo festival del Paesaggio e persino una kermesse musicale dal nome quasi equivoco: Palermo non scema".
Senza dimenticare altri eventi minori che hanno messo in allarme i tecnici di Bruxelles che hanno deciso di stringere i cordoni della borsa: La Sagra del Taratà a Casteltermini, il Raid dell’Etna, il presepe di Custonaci, il palio dei Normanni di Piazza Armerina, i teatri di Pietra di Calascibetta, il giro podistico di Castelbuono, il premio Pitré, i riti delle settimana santa di Enna, la Scala illuminata a Caltagirone e tanti altri ancora.
Il costo complessivo certificato per gli eventi di grande richiamo (pochi) e la galassia di "festicciole" di paese ammonta a oltre 95 milioni di
euro, 70 dei quali ancora da pagare. E mentre la Sicilia va alla ricerca di soldi, dall'Ue è già arrivato un avvertimento per il futuro per evitare il ripetersi di un utilizzo distorto dei fondi europei.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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